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Mentre i diritti dei conumatori salgono, vi è un settore in cui (di anno in anno, di mese in mese, di Xp in Vista) scendono. Perchè posso portare indietro un paio di calzoni se scopro che sono mal cuciti e hanno un buco sul sedere, mentre non posso portare indietro Vista pieno di buchi che mi rendono impossibile lavorare?

Le eccessive limitazioni e tecnologie che mi rovinano la vita inserite negli apparecchi a mie spese ormai mi hanno seccato. Che si tengano i loro prodotti, i loro film di Hollywood che hanno paura che io copi. Non li volgio più, nè in originale nè in copia, se li guardino loro.
Penso che mi divertirò lo stesso...

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Lo strabismo dei diritti

I diritti del consumatori –negli ultimi anni- hanno fatto passi da gigante. Per ogni biscotto che si compra al supermercato si ha il diritto di sapere cosa costa al chilo, si ha il diritto di recesso anche quando si è comprato un bene a buon prezzo e perfettamente funzionante. Si devono pesare i beni senza la tara (anni fa per ogni etto di prosciutto vi rifilavano 30 grammi di carte varie), sugli elettrodomestici vi deve essere il marchio che comprova la conformità a delle norme di sicurezza piuttosto rigide. Sia che si tratti di pacchetto vacanze che di un paio di calzini, vi sono delle regole e garanzie per il consumatore che sono cresciute in modo significativo. Eccetto che in un campo: quello del software per computer. Qui siamo in un campo in netta controtendenza, in cui il software diventa:
1-sempre più caro (ormai una licenza per Vista costa di più di un PC da tavolo su cui farlo girare)
2-sempre più scadente e pieno di difetti (arrivano continuamente toppe)
3-sempre più elefantiaco, macchinoso e pesante, con funzioni arzigololate (sopratutto scarsamente documentate)
4 -e infine (qui arriviamo al punto) offre sempre meno garanzie e diritti a chi lo acquista: o meglio, chi acquista una licenza d’utilizzo, perché in genere non si può più neppure usarlo secondo le proprie preferenze.

Ho iniziato a usare i computer quando si usava il vecchio DOS, forse limitato, ma che costava relativamente poco, era veloce e consentiva di trattare molti files con precisione e rapidità, e (udite udite) in tutti gli anni che l’ho usato non mi si è mai bloccato. Sono approdato a Windows Vista in cui ogni giorno c’è Explorer che “termina di funzionare” per qualche plug-in che va storto, che è incompatibile con qualche programma acquistato con denaro sonante, che manca di funzioni date per scontate sul DOS (es. le dimensioni dei files e delle cartelle) che è lentissimo e macchinoso, stracolmo di funzioni e di programmi che magari non voglio ma di cui mi è possibile disfarmi. Come se comprando una golf vi diano anche un carrello per trainare una barca. Voi potete dire: " io non ho barche, vorrei usare questa auto solo per andare al lavoro". Macchè: il carrello ve lo danno d’ufficio ed è una palla al piede ogni volta che usate l’auto.

La cosa su cui voglio attirare l’attenzione tuttavia è sulla resa incondizionata dei diritti dei consumatori: non possono neanche far valere i più elementari diritti al buon funzionamento. Windows Xp è uscito da anni, è già uscito il suo successore, e continua ancora ad essere aggiornato con toppe che ne chiudono le falle. Questo significa per lo meno che è stato programmato, approvato e venduto con decine o centinaia buchi e falle.
Al posto che vendere un prodotto difettoso e rimediare poi nell’arco del tempo, non sarebbe più onesto programmarlo come si deve e venderlo quando ha raggiunto un livello di funzionamento e di affidabilità adeguato?

E se l’azienda produttrice non è così onesta, perché mai dovrebbero esserlo i consumatori nei suoi confronti?

La rinuncia ad avere un programma ben funzionante è una cosa che credo si riscontri solo in questo campo: impensabile che non possiate chiedere un risarcimento se l’automobile nuova fiammante esplode fragorosamente mentre ve la portate a casa, o se vi accorgete che l’orologio che avete appena comprato gira indietro anzichè in avanti.
Perché se avete comprato un paio di calzoni e vi accorgete che sono stati cuciti male e c’è un buco sul sedere potete portarli indietro, mentre io che mi sono comprato Vista pieno di buchi e malfunzionamenti non posso farlo?

Ora mi chiedo: la strada di produrre del software enorme, sterminato, con milioni di righe, impossibile da testare fino in fondo, non è forse e semplicemente una scelta aziendale sbagliata? Magari la scelta vincente sarebbe stato un sistema operativo agile e stabile, con righe scritte bene e ben collaudato, che fa le cose richiese dalla maggior parte dagli utenti e lascia fuori gli optional di scarso rilievo. E se questi software pachidermici fossero davvero frutto di una scelta di marketing sbagliata, perché a pagare devono essere gli utenti anziché l’azienda che è andata sul mercato col prodotto sbagliato, difettoso e troppo caro?

Visto che è andata bene su questo fronte, ecco che le aziende produttrici hanno iniziato a strafare, e a tirare ancor più la corda: hanno iniziato a voler verificare che il vostro software sia autentico (e fin qui tutto bene) ma anche a limitare in modo arbitrario la riproduzione del vostro software impedendovi di utilizzare strumenti o apparecchi che avete tutto il diritto (anche giuridico) di usare. E qui le cose non vanno più bene. Ad esempio molti appassionati evoluti hanno bisogno di uno scambiatore di segnale per gestire lo schermo con segnali provenienti da più apparecchi. Niente da fare: in certi casi se si usa una centralina (o un banale videoregistratore VHS) tra il lettore e lo schermo, il segnale può risultarne distorto.
Già da tempo vi sono delle limitazioni che mi paiono urtare contro gli elementari diritti dei consumatori. Da quando sono usciti i DVD è stato imposto un “codice regionale” per cui se acquistate quel prodotto in un certo Paese può non funzionare in un altro. Ad esempio, io che trovo deplorevole la distribuzione italiana di dischi, non posso andare a comprarmi un certo titolo in un negozio di New York e poi guardarmelo tranquillamente a casa, non posso portami un souvenir in video (acquistato regolarmente!) dalle vacanze esotiche o quant’altro. Perché i loro diritti devono prevalere sui miei?

Altro caso: non è raro incontrare lettori di DVD che per fornire un livello qualitativo adeguato allo schermo che vi siete comprati (e pagati a prezzo pieno per la qualità che avreste il diritto di aspettarvi) richiedono tassativamente un certo tipo di uscita, di ingresso e di cavo. Gli altri connettori andrebbero bene ma sono disattivati. Non per motivi tecnici ma solo per proteggere i loro diritti a scapito di quelli degli utenti.
Negli ultimi standard multimediali è previsto un’ampio spazio di verifiche e di limitazioni che possono essere immesse anche in un futuro in modo del tutto arbitrario. Ad esempio, io oggi posso vedere certi DVD che un domani mi potrebbe essere impedito di continuare a vedere per limiti su cui io (che ho pagato software e hardware) non ho alcuna voce in capitolo.

Si potrebbe pensare di sopportare questo in nome della lotta al software pirata. Sì, perchè io sono contrario al software pirata. Ma la lotta dovrebbe essere portata avanti con decenza e non ricorrendo a pratiche aberranti.
Quali la LEVI, una vergogna per la nostra civiltà. Ogni volta che io compro un Cd vuoto (o meglio, un pacco di CD visto quanti ne faccio andare) per conservare una copia di sicurezza dei miei dati, degli articoli che scrivo, delle foto che faccio, ebbene, ogni volta che compro un supporto come questo pago una tassa alla SIAE. Il tributo è stato imposto per “compensare” gli autori danneggiati dalla pirateria. Come dire: in Italia solo il 22% dei crimini viene punito. Allora inventiamoci un rimedio: facciamo fare tre giorni di prigione a ciascun italiano in modo da compensare il fatto che non riusciamo a individuare i colpevoli della gran parte dei reati. E’ evidentemente una resa della civiltà. A parte l’assurdità per cui io (per immagazzinare le foto scattate da me) devo rimpinguare le tasche di Toto Cotugno o di Anna Oxa perché ci sono i ragazzini che fanno le copie illegali di Photoshop. Se non fosse vero ci sarebbe da non credere. Compiendo queste azioni chi detiene il software passa dalla parte del torto, e in questa posizione non so come fa a chiedere o pretendere (azione più congeniale) legalità e rispetto.
Chi sono a questo punto i pirati? La discussione è aperta.

In definitiva, ecco la mia decisione. Se per vedermi un buon film in casa (sul mio magnifico 40”) devo sottostare ad angherie e limitazioni, se sono sottoposto a ingiustizie e a tasse piratesche, se possono limitare a capocchia la composizione del mio impianto home-theatre impedendomi di utilizzare degli apparecchi utili e usati in modo legittimo, ebbene, sapete cosa vi dico? Che se li tengano, i loro film.
Si tengano i loro Henry Potter e i loro Alessandri Magni, si tengano i loro kolossal e i loro remakes.
Hanno finito di spillarmi soldi e (in cambio) di premiarmi con le loro angherie. Per i miei standard hanno tirato troppo la corda, oggi hanno perso un cliente, domani chissà se qualcun altro mi seguirà.

 

WINDOWS VISTA: PRO E CONTRO.
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OBIEZIONI

E' inutile che lei faccia il paragone con il prezzo dei computer di dieci o vent'anni fa: è chiaro che il loro valore è sceso e non può corrispondere al rapporto che aveva col software a quesi tempi...

 

Non vedo perchè non dovrei fare questo paragone. Costruendo molti computer si è affinata la tecnologia e si sono costruite macchine sempre più precise e potenti a sempre meno soldi. L'espansione del mercato ha contribuito permettendo una forte economia di scala. Ora, perchè mai la stessa cosa non è accaduta col software? Il numero di DOS venduti non è paragonabile al numero di Windows, data l'espansione del mercato dei computer. Se non si è riusciti ad ottimizzare il lavoro (rendendo il software più perfezionato e potente, come è successo per i computer) e abbassando i costi, probabilmente questo è dovuto alle scelte di marketing sbagliate di cui si parla nel testo. Scelte che hanno portato a incrementare le dimensioni del programma fino a renderlo ingestibile anzichè seguire l'esempio dell'hardware. E non si capirebbe allora perchè queste scelte sbagliate debbano essere fatte pagare ai consumatori.