Hp 812

Dopo un’attenta prova e l’uso quotidiano per circa un mese, possiamo definire questa macchina come una delle più convenienti scelte che si possono fare tra le fotocamere digitali di alto livello.

Il valore di 4Mpixel può considerarsi un punto di svolta nell’evoluzione della risoluzione delle macchine fotografiche digitali. Da qui in poi la resa dei dettagli può non essere più considerato l’aspetto più critico di una digitale. Con il valore di 4Mega Pixel è infatti possibile mandare in stampa tipografica immagini delle dimensioni di un poster; ed è possibile ottenere immagini stampate in casa con dimensioni maggiori di quanto non usi fare il 99,9% degli utenti. Da qui in poi il giudizio sulle macchine fotografiche digitali riguarderà sempre di più due aspetti fondamentali: da una parte il loro costo (l’elemento che per ora le rende irraggiungibili da molti possibili utenti), e dall’altra la lor0 autonomia, che a sua volta poggia su due gambe: la memoria in cui si immagazzinano le immagini e il tasto dolente delle batterie. Oltre a questi due aspetti cruciali, vi sono altri punti critici di minore interesse: la dotazione di caratteristiche tecniche varie (qualità degli obiettivi, potenza dello zoom, comodità di utilizzo, funzioni speciali, e non da ultima la facilità di collegamento al computer, fattore legato a sua volta alla qualità, quantità, affidabilità e ragionevolezza del software. Dopo aver testato un certo numero di macchine non si può negare che spesso il software in dotazione è una degli aspetti peggiori di questi prodotti, e quasi mai all’altezza della cura posta negli altri aspetti: si tratta di programmi complicati, dal funzionamento precario, magari raffazzonati tirando dentro altri programmi preesistenti magari scadenti e obsoleti. Soprattutto, quando riuscite a disinstallare questi programmi senza che vi rimanga sporco il computer, c’è da intonare un inno di ringraziamento alle oscure divinità della tecnologia.
Questa introduzione serve a portare il discorso sull’impiego del curioso basamento che può essere utilizzato dalle macchine in prova questo mese. Esso influisce sia sulla comodità d’uso delle macchine fotografiche, sia (è la cosa più importante) nei riguardi della loro autonomia. Un semplice inserimento della macchina nella culla porta infatti sia a ricaricare le batterie, sia a mettere il sistema nelle condizioni adatte al trasferimento della immagini, in modo da salvarle sul computer e liberare così la memoria.
La macchina fotografica HP viaggia nel solco di quella che potremmo ormai definire una tradizione: in primo luogo con la presenza di uno zoom ottico relativamente debole (3X) potenziato da uno zoom elettronico di dubbia utilità. L’obiettivo è un Pentax 76-22.8mm. Da lodare la segnalazione ottica del punto in cui si passa dal primo al secondo, in mode che l’utente si renda conto che da lì in poi l’ingrandimento va a discapito della risoluzione. Sempre secondo tradizione vi è la presenza sia del mirino ottico che di un display a colori, che può offrire sia le immagini inquadrate o registrate, sia le varie funzioni del menu. Un encomio a HP per la struttura di questi, che sono i migliori che abbiamo incontrato fino ad oggi in termini di razionalità e chiarezza. Aiutanti da un sistema di tasti anch’esso chiaro e razionale (quattro tasti direzionali più un OK centrale). A destra vi è (dietro uno sportellino) il vano per la card “san disk” che (sempre nel solco della tradizione) è insufficiente per un uso ragionevole della macchina: anche qui si impone da subito l’acquisto di una versione più capiente. Dalla parte opposta un altro sportellino di gomma morbida copre la connessione per il cavo USB e l’alimentazione esterna (3,3V continua). Quando si accende la macchina (con un pulsante posto sulla faccia superiore) l’obiettivo esce con un movimento a motore. Quando la macchina viene spenta l’obiettivo rientra automaticamente e viene protetto da un diaframma. Sulla faccia inferiore vi è il vano batterie (2 AA comuni, di quelle che si comprano anche nei supermercati, oppure del tipo ricaricabile) vi è la vite standard per il cavalletto, e il connettore per la culla (il basamento di cui si è parlato all’inizio), coperto da un tappo di gomma morbido. Questo purtroppo non è ancorato al corpo macchina come lo sportellino dei connettori, e quindi occorre fare molta attenzione per non perderlo.
Il funzionamento della macchina ci è parso impeccabile e preciso, tutto sommato molto gradevole. La necessità di accendere il display ogni volta che lo si desidera può apparire a prima vista seccante, ma questo fatto contribuisce a ridurre l’appetito di corrente. Nel corso della prova abbiamo compiuto u esperimento: con sole due batterie AA questa macchina ha scattato il doppio delle foto rispetto ad un’altra macchina di altra marca che usava 4 (anziché due) batterie. Quindi la HP ha dato prova di una buona autonomia: suggerisco di acquistare comunque 4 batterie ricaricabili (è il set normale), e di tenerne due di riserva. In questo caso si può scattare senza l’incubo dell’esaurimento delle pile. Per chi fosse interessato, vi è la possibilità di registrare brevi clip audio-video (memoria permettendo). La finitura della macchina è tra le più accurate mai viste, e la sua compattezza e tascabilità non è da record ma resta del tutto ragionevole. Il software fornito non è (come sempre) privo di difetti, ma più intuitivo e razionale della media. L’adattamento alle varie condizioni (flash, panorami, macro, ecc.) è tra i più chiari e facili che si siamo mai visti: due bei tastini e quattro spie di comprensione immediata. In buona sostanza, ci pare che questa HP abbia i numeri per essere inserita tra le macchine di alto livello più convenienti del momento. 
 
 
 
 
 
 
 
 


HP bosco 1 
La temperatura colore è un po’ più bassa, e questo conferisce la sensazione di un tono più caldo, senza i bordi azzurrastri nei punti contrastati. In condizioni di piena luce la messa a fuoco è ineccepibile (notate il sasso in primo piano sia in questa immagine sia in quella della concorrente).


La HP non dispone di una funzione macro vera e propria, e se (una volta posizionata su “vicino”) si tenta di scattare a poca distanza, appare sul display un messaggio di errore (“troppo vicino”). 
 


La esposizione molto corretta consente di ottenere dei colori naturali e privi di difetti macroscopici. Anche gli accostamenti difficili del monoscopio Panasonic sono resi con la giusta differenza.

Anzichè una inquadratura completa ma di dimensioni ridotte,
ecco un semplice particolare ma in dimensioni 1:1. L'immagine è morbida, con dei passaggi straordinariamente naturali, senza quelle alterazioni cromatiche sui bordi netti tipiche della maggor parte delle fotocamere.

Kodak 4Mpixel

Ecco una macchina che punta tutto sulla qualità dell’immagine, con toni e colori molto curati e la possibilità di ottenere buoni risultati anche in condizioni “difficili”.

Alcune macchine di un certo pregio hanno iniziato a offrire all’utente più di una possibilità di collegamento. In particolare, alcuni modelli di buon livello possono essere inseriti su un basamento particolare, chiamato “craddle; o “culla”. Quando l’apparecchio è inserito eco che alcune funzioni si prendono cura di lui: le batterie si ricaricano, le immagini possono essere trasferite da e per il computer… Quando la macchina viene estratta, perde queste amorevoli cure, ma riacquista la sua autonomia, e può essere usata per scattare e foto in giro per la casa o in giro per il mondo.
L’invenzione di questa culla non è cosa recente: un paio di decenni fa si vide qualcosa del genere per le videocamere, anche se la cosa non ebbe un grande seguito. Il tentativo fu compito proprio da Kodak, che ora ci riprova con le macchine fotografiche 
L’uso della culla a prima vista è un’idea geniale, ma più da vicino non manca di presentare vantaggi e svantaggi. In primo luogo la macchina fotografica si collega e si scollega con grandissima facilità e in modo molto più intuitivo di quanto non avviene con i vari cavetti e connettori. Si può inoltre lasciare accanto al computer principale una stazione di servizio permanente, senza lasciare in giro cavi volanti. Si ha insomma una periferica per la macchina fotografica così come si ha (attorno al computer) uno scanner, una webcam, una stampante… Tra gli svantaggi vi una complicazione in più per quel che riguarda alimentatori, spine, prese, cavetti e aggeggi che ingombrano la scrivania e complicano i collegamenti. In secondo luogo, la “culla” come tale è poco trasportabile, ha una forma difficile da gestire quando si vuole usarla con un portatile o comunque parte dal presupposto che vi sia un computer principale sempre collegato. Aggiungerla in modo volante ad un secondo computer o quando si è in giro diviene scomodo. E’ per questo consigliabile avere a disposizione (oltre che la culla) anche i soliti collegamenti per la ricarica delle batterie o la connessione diretta della camera alla porta USB.
La macchina fotografica della Kodak è per i resto inserita nella tradizione: dispone di uno zoom al di sotto di quello montato nella maggior parte delle macchine del suo livello (solo 2X) ma presente alcuni punti di eccellenza, riferibili soprattutto alla qualità dell’immagine che si ottiene nelle varie circostanze. Kodak è una macchina che in certi casi si fa soffiare il primato dalla concorrente, ma in generale è molto più flessibile e si adatta ad ogni condizione ambientale, di messa a fuoco, di illuminazione, anche nei casi in cui la concorrente dà forfait. Quindi, in primo luogo si ha per le mani una macchina sicura, che mette a fuoco con precisione e una certa rapidità, e che non vi lascia mai a piedi. Siamo riusciti a scattare delle foto in condizioni di illuminazione mediocri (si veda il ritratto) anche a mano, mentre con la concorrente per ottenere un risultato passabile sarebbe servito per lo meno un cavalletto. Il “colore” della Kodak è molto buono, ed equilibrato. E questo fa onore alla lunga tradizione della Casa che ha lavorato molto in quest’ambito, ed ha prodotto degli standard che costituiscono un riferimento internazionale. La macchina usa la scheda “compact flash”, relativamente economica e tutto sommato molto pratica e diffusa. Quella in dotazione è evidentemente insufficiente per un uso ragionevole della camera, e quindi è necessario comprarne una più capiente. Questo non è un problema specifico della Kodak in esame, perchè investe la generalità delle macchine fotografiche digitali. La posizione macro consente di avvicinarci in maniera ragionevole al soggetto. Non è che la messa a fuoco sia perfetta, tutt’altro, ma le cose sono messe molto meglio che nel caso della concorrente. Le immagini più facili sono quelle scattate in piena luce. Anche qui Kodak supera molto bene la prova, fornendo colori brillanti ma naturali, un contrasto molto buono, e una qualità dei dettagli adeguata ai 4Mpixel. Il passaggio di tono nei punti difficili è sufficientemente buono: abbastanza netto ma senza le forzature tipiche di altre macchine che “spingono” molto nell’elaborazione elettronica dell’immagine, rendendola in apparenza più nitida ma anche piuttosto artefatta. Qui del resto non vi è bisogno di aggiungere altra nitidezza rispetto a quella (già elevata) offerta da un sensore ad alta risoluzione.
All’inizio un acquirente dubbioso è portato ad analizzare con cura i piccoli dettagli delle foto in piena luce, alla ricerca delle sgranature, dei passaggi di colore sbavati o degli scalini dovuti all’aliasing. Tale è la cattiva fama che si sono fatte le macchine digitali a causa dei vecchi sensori con scarsissima risoluzione. Ma ormai i problemi maggiori risiedono altrove e (caso curioso) proprio in elementi che non hanno molto a vedere col fatto che si abbiano per le mani macchine fotografiche digitali. I problemi si riscontrano pari pari con quella analogiche. I punti più critici delle comuni macchine digitali di oggi risiedono insomma nella lentezza dell’autofocus, nella difficoltà a scattare in condizioni di luce scarsa, nella qualità del colore alle diverse esposizioni… Forse questo dovrebbe indurci a pensare che la fotografia digitale sta raggiungendo la sua maggiore età, presentando problemi che non sono suoi specifici. 
Per il resto, come sempre ciascuna macchina ha una personalità propria, e ciascuna delle concorrente ha i propri vantaggi e svantaggi. Dotata di un certo equilibrio generale la Kodak, a volte capricciosa ma con punti di eccellenza assoluta la HP. Che ha per giunta uno zoom un po’ più potente, ma cade un po’ nelle riprese da vicino. Ciascuno dunque valuterà quali sono i punti che (per il proprio gusto, le proprie abitudini ed aspirazioni) sono di caso in caso più importanti. 
 


Bosco 1
La temperatura colore è più elevata rispetto alla HP, e questo indica che Kodak tende a “compensare” in modo più spinto le condizioni di luce ambientali. Per il resto, la qualità dei dettagli è eccellente.


In qualche modo si riesce a scattare una foto a distanza ravvicinata, anche se la profondità di campo non è un gran chè. Ma almeno si può ottenere la foto…


L’equilibrio generale dei colori è del tutto inappuntabile. La capacità di adattamento della Kodak gli permette di compensare bene la situazione, ed ottenere risultati brillanti anche nelle condizioni “difficili” in cui abbiamo posto il monoscopio Panasonic.

Pro
4Mega pixel
chiarezza e facilità nelle impostazioni

contro
scheda di memoria poco capiente
macro

Pro
Adattabilità ad ogni condizione
Qualità dell’immagine

Contro
Zoom ridotto (2X)
Memoria in dotazione poco capiente
 


BAK