Hp
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Dopo
un’attenta prova e l’uso quotidiano per circa un mese, possiamo definire
questa macchina come una delle più convenienti scelte che si possono
fare tra le fotocamere digitali di alto livello.
Il
valore di 4Mpixel può considerarsi un punto di svolta nell’evoluzione
della risoluzione delle macchine fotografiche digitali. Da qui in poi la
resa dei dettagli può non essere più considerato l’aspetto
più critico di una digitale. Con il valore di 4Mega Pixel è
infatti possibile mandare in stampa tipografica immagini delle dimensioni
di un poster; ed è possibile ottenere immagini stampate in casa
con dimensioni maggiori di quanto non usi fare il 99,9% degli utenti. Da
qui in poi il giudizio sulle macchine fotografiche digitali riguarderà
sempre di più due aspetti fondamentali: da una parte il loro costo
(l’elemento che per ora le rende irraggiungibili da molti possibili utenti),
e dall’altra la lor0 autonomia, che a sua volta poggia su due gambe: la
memoria in cui si immagazzinano le immagini e il tasto dolente delle batterie.
Oltre a questi due aspetti cruciali, vi sono altri punti critici di minore
interesse: la dotazione di caratteristiche tecniche varie (qualità
degli obiettivi, potenza dello zoom, comodità di utilizzo, funzioni
speciali, e non da ultima la facilità di collegamento al computer,
fattore legato a sua volta alla qualità, quantità, affidabilità
e ragionevolezza del software. Dopo aver testato un certo numero di macchine
non si può negare che spesso il software in dotazione è una
degli aspetti peggiori di questi prodotti, e quasi mai all’altezza della
cura posta negli altri aspetti: si tratta di programmi complicati, dal
funzionamento precario, magari raffazzonati tirando dentro altri programmi
preesistenti magari scadenti e obsoleti. Soprattutto, quando riuscite a
disinstallare questi programmi senza che vi rimanga sporco il computer,
c’è da intonare un inno di ringraziamento alle oscure divinità
della tecnologia.
Questa
introduzione serve a portare il discorso sull’impiego del curioso basamento
che può essere utilizzato dalle macchine in prova questo mese. Esso
influisce sia sulla comodità d’uso delle macchine fotografiche,
sia (è la cosa più importante) nei riguardi della loro autonomia.
Un semplice inserimento della macchina nella culla porta infatti sia a
ricaricare le batterie, sia a mettere il sistema nelle condizioni adatte
al trasferimento della immagini, in modo da salvarle sul computer e liberare
così la memoria.
La
macchina fotografica HP viaggia nel solco di quella che potremmo ormai
definire una tradizione: in primo luogo con la presenza di uno zoom ottico
relativamente debole (3X) potenziato da uno zoom elettronico di dubbia
utilità. L’obiettivo è un Pentax 76-22.8mm. Da lodare la
segnalazione ottica del punto in cui si passa dal primo al secondo, in
mode che l’utente si renda conto che da lì in poi l’ingrandimento
va a discapito della risoluzione. Sempre secondo tradizione vi è
la presenza sia del mirino ottico che di un display a colori, che può
offrire sia le immagini inquadrate o registrate, sia le varie funzioni
del menu. Un encomio a HP per la struttura di questi, che sono i migliori
che abbiamo incontrato fino ad oggi in termini di razionalità e
chiarezza. Aiutanti da un sistema di tasti anch’esso chiaro e razionale
(quattro tasti direzionali più un OK centrale). A destra vi è
(dietro uno sportellino) il vano per la card “san disk” che (sempre nel
solco della tradizione) è insufficiente per un uso ragionevole della
macchina: anche qui si impone da subito l’acquisto di una versione più
capiente. Dalla parte opposta un altro sportellino di gomma morbida copre
la connessione per il cavo USB e l’alimentazione esterna (3,3V continua).
Quando si accende la macchina (con un pulsante posto sulla faccia superiore)
l’obiettivo esce con un movimento a motore. Quando la macchina viene spenta
l’obiettivo rientra automaticamente e viene protetto da un diaframma. Sulla
faccia inferiore vi è il vano batterie (2 AA comuni, di quelle che
si comprano anche nei supermercati, oppure del tipo ricaricabile) vi è
la vite standard per il cavalletto, e il connettore per la culla (il basamento
di cui si è parlato all’inizio), coperto da un tappo di gomma morbido.
Questo purtroppo non è ancorato al corpo macchina come lo sportellino
dei connettori, e quindi occorre fare molta attenzione per non perderlo.
Il
funzionamento della macchina ci è parso impeccabile e preciso, tutto
sommato molto gradevole. La necessità di accendere il display ogni
volta che lo si desidera può apparire a prima vista seccante, ma
questo fatto contribuisce a ridurre l’appetito di corrente. Nel corso della
prova abbiamo compiuto u esperimento: con sole due batterie AA questa macchina
ha scattato il doppio delle foto rispetto ad un’altra macchina di altra
marca che usava 4 (anziché due) batterie. Quindi la HP ha dato prova
di una buona autonomia: suggerisco di acquistare comunque 4 batterie ricaricabili
(è il set normale), e di tenerne due di riserva. In questo caso
si può scattare senza l’incubo dell’esaurimento delle pile. Per
chi fosse interessato, vi è la possibilità di registrare
brevi clip audio-video (memoria permettendo). La finitura della macchina
è tra le più accurate mai viste, e la sua compattezza e tascabilità
non è da record ma resta del tutto ragionevole. Il software fornito
non è (come sempre) privo di difetti, ma più intuitivo e
razionale della media. L’adattamento alle varie condizioni (flash, panorami,
macro, ecc.) è tra i più chiari e facili che si siamo mai
visti: due bei tastini e quattro spie di comprensione immediata. In buona
sostanza, ci pare che questa HP abbia i numeri per essere inserita tra
le macchine di alto livello più convenienti del momento.
HP
bosco 1
La
temperatura colore è un po’ più bassa, e questo conferisce
la sensazione di un tono più caldo, senza i bordi azzurrastri nei
punti contrastati. In condizioni di piena luce la messa a fuoco è
ineccepibile (notate il sasso in primo piano sia in questa immagine sia
in quella della concorrente).
La
HP non dispone di una funzione macro vera e propria, e se (una volta posizionata
su “vicino”) si tenta di scattare a poca distanza, appare sul display un
messaggio di errore (“troppo vicino”).
La
esposizione molto corretta consente di ottenere dei colori naturali e privi
di difetti macroscopici. Anche gli accostamenti difficili del monoscopio
Panasonic sono resi con la giusta differenza.
Anzichè una inquadratura completa ma
di dimensioni ridotte,
ecco un semplice particolare ma in dimensioni
1:1. L'immagine è morbida, con dei passaggi straordinariamente naturali,
senza quelle alterazioni cromatiche sui bordi netti tipiche della maggor
parte delle fotocamere. |
Kodak
4Mpixel
Ecco
una macchina che punta tutto sulla qualità dell’immagine, con toni
e colori molto curati e la possibilità di ottenere buoni risultati
anche in condizioni “difficili”.
Alcune
macchine di un certo pregio hanno iniziato a offrire all’utente più
di una possibilità di collegamento. In particolare, alcuni modelli
di buon livello possono essere inseriti su un basamento particolare, chiamato
“craddle; o “culla”. Quando l’apparecchio è inserito eco che alcune
funzioni si prendono cura di lui: le batterie si ricaricano, le immagini
possono essere trasferite da e per il computer… Quando la macchina viene
estratta, perde queste amorevoli cure, ma riacquista la sua autonomia,
e può essere usata per scattare e foto in giro per la casa o in
giro per il mondo.
L’invenzione
di questa culla non è cosa recente: un paio di decenni fa si vide
qualcosa del genere per le videocamere, anche se la cosa non ebbe un grande
seguito. Il tentativo fu compito proprio da Kodak, che ora ci riprova con
le macchine fotografiche
L’uso
della culla a prima vista è un’idea geniale, ma più da vicino
non manca di presentare vantaggi e svantaggi. In primo luogo la macchina
fotografica si collega e si scollega con grandissima facilità e
in modo molto più intuitivo di quanto non avviene con i vari cavetti
e connettori. Si può inoltre lasciare accanto al computer principale
una stazione di servizio permanente, senza lasciare in giro cavi volanti.
Si ha insomma una periferica per la macchina fotografica così come
si ha (attorno al computer) uno scanner, una webcam, una stampante… Tra
gli svantaggi vi una complicazione in più per quel che riguarda
alimentatori, spine, prese, cavetti e aggeggi che ingombrano la scrivania
e complicano i collegamenti. In secondo luogo, la “culla” come tale è
poco trasportabile, ha una forma difficile da gestire quando si vuole usarla
con un portatile o comunque parte dal presupposto che vi sia un computer
principale sempre collegato. Aggiungerla in modo volante ad un secondo
computer o quando si è in giro diviene scomodo. E’ per questo consigliabile
avere a disposizione (oltre che la culla) anche i soliti collegamenti per
la ricarica delle batterie o la connessione diretta della camera alla porta
USB.
La
macchina fotografica della Kodak è per i resto inserita nella tradizione:
dispone di uno zoom al di sotto di quello montato nella maggior parte delle
macchine del suo livello (solo 2X) ma presente alcuni punti di eccellenza,
riferibili soprattutto alla qualità dell’immagine che si ottiene
nelle varie circostanze. Kodak è una macchina che in certi casi
si fa soffiare il primato dalla concorrente, ma in generale è molto
più flessibile e si adatta ad ogni condizione ambientale, di messa
a fuoco, di illuminazione, anche nei casi in cui la concorrente dà
forfait. Quindi, in primo luogo si ha per le mani una macchina sicura,
che mette a fuoco con precisione e una certa rapidità, e che non
vi lascia mai a piedi. Siamo riusciti a scattare delle foto in condizioni
di illuminazione mediocri (si veda il ritratto) anche a mano, mentre con
la concorrente per ottenere un risultato passabile sarebbe servito per
lo meno un cavalletto. Il “colore” della Kodak è molto buono, ed
equilibrato. E questo fa onore alla lunga tradizione della Casa che ha
lavorato molto in quest’ambito, ed ha prodotto degli standard che costituiscono
un riferimento internazionale. La macchina usa la scheda “compact flash”,
relativamente economica e tutto sommato molto pratica e diffusa. Quella
in dotazione è evidentemente insufficiente per un uso ragionevole
della camera, e quindi è necessario comprarne una più capiente.
Questo non è un problema specifico della Kodak in esame, perchè
investe la generalità delle macchine fotografiche digitali. La posizione
macro consente di avvicinarci in maniera ragionevole al soggetto. Non è
che la messa a fuoco sia perfetta, tutt’altro, ma le cose sono messe molto
meglio che nel caso della concorrente. Le immagini più facili sono
quelle scattate in piena luce. Anche qui Kodak supera molto bene la prova,
fornendo colori brillanti ma naturali, un contrasto molto buono, e una
qualità dei dettagli adeguata ai 4Mpixel. Il passaggio di tono nei
punti difficili è sufficientemente buono: abbastanza netto ma senza
le forzature tipiche di altre macchine che “spingono” molto nell’elaborazione
elettronica dell’immagine, rendendola in apparenza più nitida ma
anche piuttosto artefatta. Qui del resto non vi è bisogno di aggiungere
altra nitidezza rispetto a quella (già elevata) offerta da un sensore
ad alta risoluzione.
All’inizio
un acquirente dubbioso è portato ad analizzare con cura i piccoli
dettagli delle foto in piena luce, alla ricerca delle sgranature, dei passaggi
di colore sbavati o degli scalini dovuti all’aliasing. Tale è la
cattiva fama che si sono fatte le macchine digitali a causa dei vecchi
sensori con scarsissima risoluzione. Ma ormai i problemi maggiori risiedono
altrove e (caso curioso) proprio in elementi che non hanno molto a vedere
col fatto che si abbiano per le mani macchine fotografiche digitali. I
problemi si riscontrano pari pari con quella analogiche. I punti più
critici delle comuni macchine digitali di oggi risiedono insomma nella
lentezza dell’autofocus, nella difficoltà a scattare in condizioni
di luce scarsa, nella qualità del colore alle diverse esposizioni…
Forse questo dovrebbe indurci a pensare che la fotografia digitale sta
raggiungendo la sua maggiore età, presentando problemi che non sono
suoi specifici.
Per
il resto, come sempre ciascuna macchina ha una personalità propria,
e ciascuna delle concorrente ha i propri vantaggi e svantaggi. Dotata di
un certo equilibrio generale la Kodak, a volte capricciosa ma con punti
di eccellenza assoluta la HP. Che ha per giunta uno zoom un po’ più
potente, ma cade un po’ nelle riprese da vicino. Ciascuno dunque valuterà
quali sono i punti che (per il proprio gusto, le proprie abitudini ed aspirazioni)
sono di caso in caso più importanti.
Bosco
1
La
temperatura colore è più elevata rispetto alla HP, e questo
indica che Kodak tende a “compensare” in modo più spinto le condizioni
di luce ambientali. Per il resto, la qualità dei dettagli è
eccellente.
In
qualche modo si riesce a scattare una foto a distanza ravvicinata, anche
se la profondità di campo non è un gran chè. Ma almeno
si può ottenere la foto…
L’equilibrio
generale dei colori è del tutto inappuntabile. La capacità
di adattamento della Kodak gli permette di compensare bene la situazione,
ed ottenere risultati brillanti anche nelle condizioni “difficili” in cui
abbiamo posto il monoscopio Panasonic.
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