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La
parola “font” indica il disegno del carattere.
Si può dire che tutti i popoli siano stati molto attenti al disegno del carattere, alla sua forma e alla sua bellezza. 1-Presso i cinesi e giapponesi la calligrafia veniva considerata una vera e propria arte 2-presso gli egiziani sappiamo che la scrittura ad ideogrammi rappresentava un ornamento ed era dipinta o scolpita con grande cura. 3-Presso i popoli arabi le scritte assunsero un importante ruolo ornamentale, anche per il divieto imposto dalla religione di rappresentarefigure umane. Ed ecco quindi “gli arabeschi” lettere stilizzate e elaboratissime. Oggi in molte parti del
mondo ( le uniche eccezioni sono in oriente) vengono impiegate le lettere
romane.
LELETTERE ROMANE ![]() Anche i romani avevano
una grande cura nel disegnare e scolpire le lettere delle scritte uffciali:
ancor oggi le lettere di tipo romano sono alcune tra le più belle,
leggibili ed equilibrate. Le lettere romane sono iscrivibili dentro un
quadrato, con alcune eccezioni, come la I , e la F e la E, che misurano
esattamente la metà larghezza di un quadrato. I romani scolpivano
le loro lettere con le aste che terminavano in un’espansione, che al giornod’
oggi viene chiamnata “grazia”.
Le lettere romane avevano il tratto diseguale, che poteva partire leggero, divenire più pesante durante il percorso, e tornare leggero prima di terminare nelle grazie. O -al contrario- alleggerirsi durante il disegno di un’asta e tornare più pesante presso la sua estremità. L’origine di questo andamento si spiega perchè le lettere da scolpire venivano disegnate prima con un pennello, e poi lo scalpellino (che magari non sapeva cosa significassero)“andava dietro” il dipinto. Provando a disegnare una lettera con il pennello con andamento sicuro e leggero si prova pian piano questa naturale variazionedi pressione, e lo scalpellino si trovava a imprimere nella pietra in modo durevole la leggerezza di questi passaggi di pennello sulla pietra. Queste lettere equilibrate, leggere ma forti, e certamente eleganti, sono dunque il frutto dell’incontro tra le leggerezza e l’eleganza del pennello con la forza e la solennità della scultura. Un connubbio che è
arrivato fino ai nostri giorni. Naturalmente non perchè si è
mantenuta questa tecnica, e questa divisione di ruoli, ma perchè
le testimonianze della scrittura romana ufficiale, sparse nei quattro angoli
dell’impero, rimasero come testimonianza di questa forza ed eleganza, che
riprese vigore quando prese piede l’uso della stampa a caratteri mobili.
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![]() Ecco le lettere romane,come
appaiono sull'arco di Costantino nel foro romano.
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![]() Anche iscrizioni più
modeste, lontane da Roma, avevano lettere iscrivibili in un quadrato. Eccol'esempio
di una iscrizione romana in Valle Camonica.
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![]() Durante il Medioevo si
iniziarono a copiare molti codici antichi.
Durante il Medioevo nacque
anche il corsivo moderno. Trascrivendo i codici antichi il pennino tendeva
a "semplifIcare" la scrittura solenne. L'incisore di una lapide non aveva
problemi a seguire più o meno rapidamente un tratto. Invece il copista(
se semplificava certi passaggi di penna) poteva raddoppiare o triplicare
la velocità del suo lavoro.
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![]() Ecco qui la trasformazione
della A romana nella a
minuscola inserita poi in uno stile tipico dell'età carolingia
(circa 800 d.C.).
Perchè questa
verticalizzazione, e così esasperata?
Nell'europa meridionale (e particolarmente in Italia) non si usava questo stile, dove erano preferiti dei caratteri più dolci e più simili all'alfabeto romano o carolingio. Anche qui i caratteri tendono tuttavia a divenire più stretti. In Italia nasce il
"corsivo", ovvero la scrittura inclinata vesro destra. Il corsivo conferisce
il senso di eleganza ma di maggior confidenzialità, e si allontana
dalla solennità del maiuscolo romano.
La Cancelleria
pontificia inviava lettere in questo stile ai vari vescovi
e regnanti; questo stile divenne il tipico stile "regale". Dalla parola
"cancelleria" deriva il suo nome di "cancelleresco" (usato in Italia) o
di "cancery" (usato in Inghilterra).
E' interessante notare
che quando venne inventata la stampa a caratteri mobili (ai tempi di Gutemberg,e
in area dove si usava lo stile gotico), si costruirono dei caratteri che
cercavano di imitare la scrittura a mano.
In quest'epoca vi sono dei tipografi-designer che formano dei caratteri molto leggibili, con eleganza e proporzioni eccellenti. Alcuni di questi caratteri sono ancora usati oggi.
In questo periodo si
ha un fiorire di caratteri bellissimi, dal settecentesco Bodoni (veneziano)
al Garamond, fino (all'inizio degli anni '30) ad arrivare al carattere
forse ancor oggi più usato. Che sarebbe il "New Roman" (come vollerochiamarlo
i suoi designer) o (come si chiama comunemente oggi traendoil suo
nome dal quotidiano
Per vedere una svolta
decisiva nel mondo dei font occorre arrivare alla metà del '900.
Eccola...
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I
CARATTERI SENZA GRAZIE
![]() Un altro carattere molto
usato oggi è l’Helvetica, che trae il nome nè dalla pubblicazione
per cui è stato studiato (come il times) nè dal nome del
suo inventore (come per i caratteri “classici”) ma dal Paese dove è
stato inventato, la Svizzera. L’Helvetica è un carattere lineare,senza
grazie, che può apparire più “duro” del times, ma ha comunque
una eleganza e una leggibilità eccellente. L’avvento dei personal
computer ha visto dapprima un uso cauto dei vari caratteri; le stampanti
avevano “in dotazione” un solo carattere (es. il Courier, quello tipico
delle macchine da scrivere, con una spaziatura fissa) , o una scelta più
o meno limitata (es. 2 font, tipo times e courier.) Pian pianosi impose
una vera rivoluzione: il carattere fu definito via software,in modo che
il computer non gestiva più una lettera (la “A” o la“O” magari in
codice ASCII) ma proprio il carattere con tutti i suoi attributi:dal disegno
del font alle alterazioni alle dimensioni, eccetera. Si erapassati dalla
gestione della lettera alla gestione della pagina nel suoinsieme, con colonne,
interlinea, spaziature, eccetera, che aprirono all’utentemille possibilità
di scelta: ma questo utente non sempre puòcompiere consapevolmente
queste scelte. Queste pagine vogliono appuntoessere un contributo per coprire
questa esigenza.
Ho già illustratotre tra i caratteri con le grazie, ed ora ne cito altri senza grazie. Il più eleganteè secondo me l'Avant Garde (o i Futura). Da segnalare anche l'Helvetica,cche (come detto) è il capostipite dei caratteri senza grazie maresta uno dei più belli. Infine cito l'arial, una variante dell'helvetica universalmente diffuso nel mondo dei PC, insieme al Times. ![]() eOltre ai caratteri congrazie, senza grazie ed egizi vi è da segnalare una quarta (e ultima)catagoria: quella dei caratteri "di fantasia". Sono i caratteri stile farwest, quelli che riecheggiano scritture cinesi, quelli che paiono scrittia mano o (come nel caso sopra, in rosso) che paiono disegnati con un pennello... Sia chiaro che "sembrano"scritti a mano o a pennello, in realtà i singoli caratteri sonoesattamente sempre identici, e non hanno le irregolarità tipichedella scrittura a mano... Un caso un po' particolareè quello dei caratteri a spaziatura fissa. Vennero inventati perle macchina da scrivere, telescriventi, eccetera, ovvero quando servivapoter far avanzare la carta sempre con lo stesso spazio, sia se si scrivesseuna i una e ouna m. Cosa che non era mai avvenuta nellamillenaria storia della scrittura: abbiamo visto che anche le squadratissime.regolarisisme e rigorosissime lettere romane non avevano tutte lastessa larghezza. Si escogitò insomma un disegno tale da "dilatare"le lettere più strette (es la i) perfar loro occupare lo stesso spazio di tutte le altre. Notate come nell'esempioqui riportato le singole lettere occupano lo stesso spazio di quelle soprao sotto! Oggi i PC dispongono diuna
scelta di font molto vasta, e con caratteri tradzionali e nuovi moltobelli
(e molto brutti). Non ha senso avere una enorme quantitàdi
font a disposizione: per giunta, avere caricato molti font (anche senon
si usano) a volte porta via memoria.
La maggior parte degliallievi di grafica che incontro ha installato una lista interminabile difont, al punto che non ricorda bene cosa siano e come siano. Così,quando serve, cliccano un po' quà un po' là in stile rouletterussa caricando quel che capita. Molto meglio (davantiad
una certa pagina) immaginare di preciso un certo font, e di conseguenzausarlo.
Molto meglio insomma che quando vi si dice "souvenir", "Courier","Baskerville","Helvetica
Condensed", "Americana" vi si illumini la memoria, e sappiatea cosa andate
incontro.
Come vedete, con un solofont
ci si può lanciare in queste e (mille altre!) elaborazionimolto
diverse da queste.
In ogni caso, e per ogniproposito,
per il web come per un libro a stampare in tipografia, non andatea cercare
font strampalati, magari belli ma non sempre adatti alla circostanza.Nel
dubbio, state su font classici (Times) o lineari (Arial) e sono prontoa
scommettere che non sbaglierete mai!
CENNISULLA CALLIGRAFIA Per completezza ricordoche
anche dopo l'invenzione della stampa si continuò a scriverea mano,
e a inventare nuovi stili di calligrafia.
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LEMISURE
Le dimensioni del fontsono descritte come “punti tipografici” o “corpo” Si dice ad esempio: “timesin corpo 12”, ovvero “il cui corpo misura 12 punti tipografici”. ILCORPO I punti si misurano inaltezza,
e si leggono su un normografo sovrapposto a un gruppo di caratteri,leggendo
la distanza tra il loro punto più basso, ovvero quellodi un’asta
discendente (ad esempio, la gamba di una q minuscola) e il puntopiù
alto (ad esempio, l’asta di una d minuscola). Misurare un fontsotto forma
di punti ha dei notevoli svantaggi, perchè ci dice moltoma non ci
dice abbastanza. Ad esempio, vi sono dei font che hanno delleaste molto
lunghe, e una scritta con un certo corpo risulta meno leggibilerispetto
ad un’altra scritta con il medesimo corpo ma con aste piùbrevi ed
invece occhielli più grandi (vedi figura). Si parla perquesto anche
del “nero” di un font, che viene espresso come la misura trai due punti
più in alto e più in basso di una lettera x.
Non è detto cheuna
lettera in corpo 12 sia più grandedi
una lettera in corpo 10. Significa solo che è più “alta”.
Ledimensioni di una lettera sono legate dunque al corpo ma anche al disegnodel font. Quindi, quando valutateil corpo da attribuire ad un testo, valutatelo assieme al font prescelto,e non da solo. Provate a fare un esempio. Impaginate una pagina con untimes. Scalate il font fino a renderlo leggibile appena, magari con fatica.Ora trasformate il font times in americana, a parità di corpo: vedreteche di colpo il vostro testo scende di qualche riga (sembra che diventipiù lungo!) e pare che sia di corpo maggiore! A parità dicorpo vi sono dunque caratteri più o meno leggibili. Come regolagenerale, i caratteri più antichi (ad esempio, il settecentesco“Bodoni”) ha degli occhielli più piccoli e aste più lunghe.I caratteri più moderni (il Times) ha aste più corte. Neconsegue che se volete far stare più testo in una pagian convienericorrere al times, se volete dargli più respiro o occupare piùspazio a parità di font vi conviene usare un carattere come il Bodoni.Notate che il Bodoni dà alla pagina una sensazione di maggiore vuoto,mentre il times conferisce una sensazione di maggior compattezza, risultapiù estetica in molte situazioni.
L'UNITA'DI MISURA come si diceva- èil
"punto tipografico". Tutti coloro che preparano pagine web o sono espetidi
grafica computerizzata conoscono questa unità di misura, ma probabilmentepochi
sanno a cosa corrispone.
-La
riga nella trazione europea è di 4,512 mm
-Oggisi
usa molto il sistema anglosassone,
La dimensione in puntidi
un carattere va dal punto più basso dei caratteri che hannoun'asta
discendente (come la q o la g) al punto più alto di un carattereche
ha un'asta che sale (ad esempio, la d). Per questo, se si vuol saperequanti
punti ha una riga scritta ad emempio su un quotidiano o su una rivista,occorre
andare per tentativi, valutando non solo un carattere ma un gruppodi caratteri.
Un gruppo più o meno numeroso a seconda del contenutoin aste che
salgono o scendono. Per compiere questa operazione si usa unrighello trasparente
(chimato "normografo) che riporta i valori in punti,e che viene sovrapposto
alla riga che si vuol misurare. Si fa coincidereil punto più basso
e quello più alto del gruppo di carattericon una serie di marcature
sul normografo, fin che coincidono. E si leggeil valore in punti sul normografo.
a-
il tipo di font.
1-alla sua leggibilitàe 2-alla destinazione dellostampato
- IL GENERE: un manifestodev'essere di grande richiamo, non potete imporre alla gente di fermarsie leggere ocn cura. Un quotidiano può essere di lettura piùimpegnativa. - IL TIPO di stampante:un conto è se dovete stampare ad aghi (180 punti per pollice) ocon stampa tipografica (1200 punti per pollice...) Un font con grazie èmolto
leggibile e scorrevole. Non a caso molti programmi per computer partonoattribuendo
d’ufficio il font “Times” ai documenti nuovi. Per titoli ebrevi testi è
spesso usato un altro font senza grazie (tipo Arialo Helvetica) che conferisce
la sensazione di maggior “richiamo”, èpiù duro e un po’ più
“gridato”. Ricordate che anche i caratterisenza grazie hanno una loro eleganza,
molto “pulita” e moderna.
b-
le dimensioni del font.
E’ noto che un font puòessere
reso sia in grassetto che in corsivoche
come sottolineato.
Il grassetto(in inglese “bold”) aumenta lo spessore del tratto del carattere a paritàdi corpo. Conferisce alla pagina più “nero” e (sempre a paritàdi corpo) rende il carattere più leggibile anche se non di radolo rende anche molto meno elegante. Lo si può usare per evidenziarefrasi o parole nel testo oppure per i titoli e/o titoletti. Ma èmeglio riservarloa titoli o sommari, non usatelo nel corpo di untesto, sta male esteticamente. QUnado serve edidenziare una parola o unafrase usate piuttosto il corsivo. Ilcorsivo
prevede l’inclinazione verso destra del disegno del font. Serve a differenziare
parti del testo rispetto al resto. Vi sono font chehanno un corsivo che
io trovo molto elegante (come il Garamond) altri corsivilo sono molto meno
del testo in tondo.
Vi è anche il maiuscoletto,ovvero
un maiuscolo ma con un corpo inferiore. Il maiuscoletto potrebbeessere
definito come l’introduzione in un testo minuscolo di un maiuscolocon un
corpo inferiore : ad esempio, l’introduzione in un testo in corpo10 di
un maiuscolo ma in corpo 7. Questo espediente permette di introdurreun
maiuscolo ma che non abbia un impatto così forte come quandosi introduce
un maiuscolo vero e proprio, e lascia l’aspetto generale deltesto più
uniforme. Il maiuscolo “strappa” la continuitàdel testo, altera
sgradevolmente la continuità dell’interlinea.Il maiuscoletto evidenzia
un parola senza alterare il rapporto tra scritturae il bianco dell’interlinea,
perché assume una dimensione che assomigliaa quella dell’occhio
dei caratteri minuscoli. Può risultare quindimolto elegante al posto
del maiuscolo quando vi sono parole maiuscole dentronel testo. Non ha naturalmente
alcun senso per titoli, che sono al di fuoridel testo. Per tradizione il
maiuscoletto viene usato per le bibliografie.In genere il maiuscoletto
è un maiuscolo con il 70% del corpo deltesto normale.
Le alterazioni descrittepossono anche sommarsi in qualunque modo. Quindi, si può trovarel’indicazione : “M/m” (testo in minuscolo con le lettere maiuscole quandoserve, ad esempio dopo il punto fermo). “M” (tutto maiuscolo) “m” (tuttominuscolo). Si possono dare allo stampatore indicazioni tipo : “Times corpo9 corsivo chiaro” (corsivo ma non grassetto) , oppure “Times corpo 9 grassettotondo M/m” il che significa che si vuole il documento in font Times, incorpo 9, in grassetto - non in corsivo e con il tasto in maiuscolo eccettoquando serve il maiuscolo (iniziali ecc.). |
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