I minerali

ACQUA RENI, CALCOLI ALLE VIE URINARIE... 
Molte persone ormai sanno che bere molta acqua fa bene, perchè permette ai reni di lavorare meglio, aiuta l’eliminazione di scorie, previene alcune malattie (i calcoli renali), eccetera eccetera.
Molte persone immaginano però che bere molta acqua ( e produrre molta urina) significhi un certo lavoro per il rene. In realtà è tutto il contrario.
L’urina si forma infatti principalmente per un passaggio passivo dal sangue al rene. Il grande lavoro del rene sta proprio nel concentrare l’urina prodottasi in questa maniera, in modo da permettere il recupero di acqua ( e di altre sostanze utili). Dal sangue passano nei reni oltre 150 litri di urina al giorno. Lungo i tuboli del rene questa urina (chiamata “primaria” viene via via riassorbita: con l’acqua vengono riassorbiti anche i sali e altre sostanze utili. All’uscita del rene, circa il 99% dell’urina primaria è stata riassorbita, e si ha quel litro o due al giorno che corrisponde all’urina definitiva.

Quindi, il gran lavoro del rene consiste nell’impedire che il corpo perda acqua, sali e altre sostanze, “recuperando” il tutto dalle urine primarie. Ma (per lasciare andare via le sostanze dannose e le scorie) deve poterle lasciare sciolte dentro un bel po’ di acqua, che deve essere eliminata sotto forma di urine.
Spero il concetto sia chiaro: il rene non può lasciare uscire le sostanze di rifiuto a secco, devono essere sciolte in una quantità sufficiente di acqua, e quest’acqua deve essere recuperata bevendo, altrimenti i sali da eliminare non riescono ad essere sciolti in modo adeguato oppure il corpo perde troppa acqua. Vi sono nel corpo certe sostanze che devono essere eliminate con le urine. Non di rado queste sostanze sono in quantità tale che le urine raggiungono un volume critico perchè possano scioglierle.
Capita ad esempio che lasciando raffreddare le urine queste si intorbidano. Cosa significa? Che a caldo riuscivano a tenere disciolti dei sali (ad esempio, urati o ossalati) al limite delle loro possibilità: basta che scenda un po’ la temperatura che questi sali non possono più essere tenuti in soluzione e precipitano.

nota: i liquidi sono infatti in grado di “tnere in soluzione” più sale quando sono caldi. Questo può essere sperimentato anche con il comune sale da cucina: nell’acqua bollente si può aggiungere sale, e controllare che si sciolga: ad un certo punto la solzuione si satura, e il sale resta sul fondo delal pentola. L’acqua non può scioglierne altro. Se si elimina questo sale in eccesso, depositato sul fondo, si avrà acqua limpida. Ma se si lascia raffreddare la pentola, ecco che sul fondo si riformerà del sale: è la quantità di sale che era tenuta in soluzione alla temperatura di ebollizione, ma che passa allo stato solido quando la temperatura scende; come detto, a temperatura più bassa l’acqua può tenere disciolto meno sale. La stessa cosa accade per i sali o altre sostanze presenti nelle urine, che magari a caldo restano in soluzione, ma allo scendere della temperatura solidificano.

Se il problema fosse solo questo, pazienza. Ma nessuno garantisce che i sali presenti nelle urine siano in quantità tali da restare in soluzione alla temperatura corporea. Capita che questi sali siano “troppi” anche per le urine a temperatura corporea, e che “precipitino” (ovvero, formino dei depositi) dentro i reni o le vie urinarie.
In questo caso si hanno i calcoli.
I calcoli si possono formare sia per eccesso di sostanze disciolte nelle urine, sia per stasi urinaria data da malformazioni, infezioni, eccetera. Bere molta acqua aiuta quindi a prevenire i calcoli, in quanto (aumentando la quantità di urine) aumenta anche la loro capacità di sciogliere i sali.
Sarebbe come dire che se si prova a sciogliere una certa quantità di sale in un litro di acqua, ci si può accorgere che l’acqua è insufficiente a scioglerlo tutto. Allora che si fa? Semplice: si aggiunge altra acqua. Ed ecco che la quantità di sale che non poteva essere sciolta in un litro di acqua può benissimo essere sciolta in due litri, o in dieci litri.
Salvo malattie gravi del rene, bere molta acqua non ha delle controindicazioni.
Bere non ha controindicazioni neppure per i pazienti che soffrono di pressione alta. Quello che innalza la pressione non è infatti l’acqua, ma i sali che sono sciolti in essa. Essi a loro volta “trattengono acqua”, aumentano il volume del sangue e aumentano la pressione. Quindi, è vero che “più acqua nel sangue” significa “pressione alta”, ma questo aumento dell’acqua non è dato dalla *troppa acqua* che si beve, ma dal *contenuto in sale* dell’acqua che si beve. Per questo, occorre stare bene attenti non solo a bere una quantità sufficiente di acqua, ma di bere acqua relativamente povera di sali: come sarà detto più avanti, andrebbe preferita l’acqua oligominerale. UN ALTRO CASO Chi fa sport ( o si espone a situazioni quali viaggi in auto con il caldo, lavori pesanti, eccetera) perde molta più acqua di quando sta a riposo. L’acqua non viene persa solo con le urine e con il sudore visibile, ma anche attraverso altri meccanismi molto importanti: con la respirazione e con la cosiddetta “perspiratio insensibilis”, ovvero con la traspirazione che non è così imponente da generare sudore, ma (essendo sempre presente, e non solo quando si è accaldati) fa perdere alla fine molta acqua. In condizioni estreme un uomo può perdere anche sei-sette litri di acqua all’ora! Per fortuna non è sempre così, sono situazioni “estreme”: altrimenti si dovrebbe bere decine o centinaia litri d’acqua al giorno! In particolare, con il sudore vanno persi anche certi sali. Proprio partendo dall’analisi di quello che viene perso con il sudore, sono stati formati degli “integratori” che dovrebbero compensare la pedita a-di acqua, b-di sali e c-di energie durante uno sforzo intenso e/o prolungato. Il calcolo di questi sali viene riportato in un’altra pagina di questo sito.

Riassumiamo con alcuni casi e consideazioni.

1-Il primo caso è quello di una persona che decide di bere molto per scopi igienici generali, per prevenire i calcoli e aiutare il lavoro del rene nell’eliminare le scorie. Questi deve bere acqua con una scarsa quantità di sali.

2-Il secondo caso è quello dello sportivo o di chi compie delle attività che lo portano a sudare molto: anche in questo caso deve bere, ma è bene che (oltre che acqua) reintroduce nell’organismo dei sali che vanno persi col sudore.

3-Vi è infine un terzo caso, quello di una persona che decide di bere certe acque per degli scopi ben precisi; ad esempio, è il caso di chi va a Montecatino o che va a Boario Terme per sfruttare le proprietà lassative di quell’acqua, eccetera.

Quali sono le indicazioni in questi tre casi?
L’ultimo caso è di competenza medica: la cura termale deve essere fatta su prescrizione di un sanitario.
Il secondo caso (quello di chi vuol compensare il sudore) può essere risolto: a- utilizzando o molta acqua (se non c’è una percentuale di sali sufficiente in un litro ci sarà una percentuale di sali sufficiente in due) oppure b-ricorrendo agli appositi preparati (tipo Gatorade o molti altri, più o meno buoni e più o meno economici, più o meno gradevoli e più o meno “pompati” con zuccheri o altri composti).
Resta da esaminare il primo caso, quello della persona che beve per aiutare i reni, o per prevenire i calcoli. Per aiutare i reni, l’acqua oligominerale (vedi più avanti) va benissimo. Anche per prevenire i calcoli, in generale l’acqua oligominerale va bene.

Ma entriamo in qualche altro dettaglio.
Le statistiche dicono che soffre di calcoli renali una percentuale di persone che varia dallo 0,1 al 6%. Questa enorme variabilità non è data da imprecisione nelle statistiche, ma dal fatto che in certe zone dove è stata rilevata, la malattia è molto più diffusa che in altre zone e popolazioni.
La presenza dei calcoli nelle vie urinarie dipende infatti sia da situazioni 
1-geografiche
2-climatiche (clima secco, caldo, eccetera) sia per le 
3-abitudini (ad esempio, il tipo di cibi che si mangia). I calcoli possono essere causati a loro volta anche da altre 
4-malattie precise, siano esse a-
ereditarie (es. iperossaluria, cistinuria, ecc) o b-acquisite (infezioni delle vie urinarie, ecc.). Possono essere facilitati anche da certi 
5-farmaci, e certamente sono facilitati da uno scarso 
6-volume di urine, nei pazienti che bevono poco. A seconda di dove sono localizzati questi calcoli, e delle loro dimensioni, si può scegliere se

a-aspettare che essi scendano da soli (magari aiutati da farmaci rilassanti e molta acqua) e se ne vadano con le urine, oppure si può
b-intervenire con operazioni più o meno drastiche (litorissia, operazione chirurgica...).
Se una persona ha avuto una volta i calcoli, è possibile (in certi casi molto probabile) che possa soffrirne ancora, salvo naturalmente che si sia curata o rimossa la causa prima. Uno dei modi per impedire che i calcoli si riformino, è sempre quello detto e ridetto: bere molto.
Ma se il paziente ha già avuto i calcoli, e si è potuto esaminare di cosa era composto il calcolo, ecco che si può andare avanti, e scegliere anche “il tipo” di acqua più adatta.
Ad esempio, se si vede che i calcoli sono di acido ossalico, si può suggerire di usare delle acque a reazione alcalina. Un discorso analogo può essere fatto per la la gotta: qui si può ritenere utile “alcalinizzare” le urine (es, con del bicarbonato). Per farlo, è assurdo partire da un’acqua acidula, conviene farlo partendo da un’acqua alcalina.

In conclusione, l’acqua oligominerale è sempre utile per tutti i casi in cui si vuole incrementare il volume di urine. Il medico (una volta fatta la diagnosi e visti gli esami di laboratorio) può suggerire delle acque specifiche, oligominerali o no, che abbiano un contenuto più o meno significativo di potassio, magnesio, eccetera, e con reazione più o meno acida o alcalina. Nel caso specifico dei calcoli delle vie urinarie, è possibile che (oltre al suggerimento di bere molto) vengano dati altri suggerimenti. Primo tra questi una dieta povera del composto che ha generato i calcoli (ad esempio, povera di ossalati per chi ha una forte ossaluria). A seconda della malattia che può essere o meno presente, può essere anche necessario ricorrere a dei farmaci.


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