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IL TRATTAMENTO 
DEL COLORE
 
Proseguiamo 
nell’analisi 
della struttura 
dell’immagine 
digitale, che fin ora era 
stata considerata 
solo in bianco e  nero...
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.LA 

LA CODIFICA IN SEGNALI DI DIFFERENZA 
COLORE 

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ALL'INIZIO: 


segnali

0-segnale di luminanza: Y 
contenuto in :

1-segnale del rosso: R 

2-segnale del verde: G 

3- segnale del blù: B

ELABORAZIONE 


R-Y= diff.rosso/lumin 
B-Y= diff.blu/lumin

TRASPORTO 


 
(ES: TRASMISSIONE DA ANTENNA
AD ANTENNA)

1-segnale di luminanza 
2-Y segnale di diff. colore 

RICOSTRUZIONE 



(AD ES:NEL TELEVISORE)

Y (=luminosità) 
Y- segn C = verde (G) 
R-Y + Y = rosso (R) 
B-Y + Y = blu (B)

Negli articoli della parte III si era  esaminato il passaggio tra un’immagine (es. una fotografia) ad un segnale digitale. E’ stato accennato al campionamento, e alle caratteristiche fondamentali: il numero di bit e la frequenza. Si era fatto riferimento alla sola immagine in bianco e nero, accennando che il colore “entrava” nei parametri fondamentali a livello del numero di bit. 
Si è detto che lo standard definitivo (che non ha bisogno di ulteriori incrementi qualitativi) era quello a 16 milioni di colori, ovvero quello che consentiva un numero di variazioni di colore superiori a quelli percepibili dall’occhio umano. 
Immaginiamo di avere una tavolozza di colori limitata: ad esempio, sette o otto colori. Noi vogliamo rappresentare una figura con quei colori. Dovremo approssimare i colori contenuti in ciascuna area della figura ad uno dei sette colori, e la resa finale sarà molto approssimativa, perchè non possiamo rendere tutte le sfumature, e dovremo accontentarci di un colore che assomiglia ma non è l’originale. Se abbiamo a disposizione 16 colori, potremmo rendere l’immagine ancora in modo molto approssimativo; ma inizia ad assomigliare ad un’immagine a colori, perchè possiamo giocare sulle variazioni di grigio.
Possiamo insomma aggiungere più o meno grigio (=il segnale di luminanza di cui abbiamo parlato nelle puntate precedenti) allo stesso colore,e conferirgli una varietà che altrimenti non potrebbe avere. Se passiamo ai 250 colori circa, l’immagine inizia ad essere ragionevole, non buona ma passabile per una serie di impieghi. Infine, se si va a 65.000 colori, l’immagine è giudicata dalla generalità degli osservatori del tutto adeguata. Resta sempre il dubbio, ed ecco allora lo standard dei 16.000.000 di colori. 
Queste osservazioni sono state ottenute mettendo delle persone davanti a delle immagini, e chiedendo loro un giudizio qualitativo. Il numero massimo di colori che possono essere discriminati dall’occhio umano è stato ottenuto ricercando la minima variazione di crominanza apprezzabile. Ad esempio, si è spezzato il passaggio tra il giallo e il rosso in cinque caselle. Se ne sono prese due vicine, e si è chiesto: ce ne è una più gialla dell’altra? Tutti gli osservatori hanno risposto di sì. Si è sezionato il passaggio in dieci, e tutti hanno risposto esattamente. Si arriva ad un punto in cui tra due caselle contigue gli osservatori non notano la differenza, e a questo punto si è arrivati al capolinea: non servono più colori (in questo caso, compresi tra il giallo e il rosso) di quelli che sono stati selezionati nelle caselle, perchè l’occhio non è in grado di distinguerli.
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la codifica

Torniamo alla nostra immagine digitale. A prima vista, la cosa più ovvia per attribuire un colore ad un punto dell’immagine, sarebbe quella di mettere in quel punto un numero che corrisponde ad un certo colore. Si è detto che l’occhio è in grado di distinguere meno di 16.000.000 di colori: a questo punto basta attribuire a tutti questi colori un numero, e riportarlo accanto a ciascun elemento dell’immagine. Sapremo così che la prima area in alto a destra è l’azzurro 26, la seconda (si incontra una nuvola) il bianco 13, e così via. In realtà le cose non sono così semplici. I segnali che vengono trattati nel sistema televisivo, nelle registrazioni su nastro, nelle trasmissioni via etere, satellite, cavo, eccetera, utilizzano tutti dei sistemi di codifica complessa del colore. 
Si tratta di sistemi complessi, che sono la bestia nera di molte persone che si accostano anche professionalmente alla registrazione e alla gestione delle immagini. 

Il sistema di codifica del colore è dunque un po’ complesso, ma val la pena di perdere qualche minuto per comprendere come funziona: esso è infatti un’asse portante che caratterizza i vari sistemi televisivi (es. il PAL o il SECAM differiscono solo per la gestione del colore), e che a volte classifica addirittura gli apparecchi e i segnali (es. RBG, a componenti color-under, in videocomposito....) Nessuno riesce a parlare con proprietà di questi segnali se non comprende un po’ a fondo come viene strutturato il segnale video. Notate che questa struttura viene utilizzata anche nelle tecniche avanzate di compressione e nei più recenti standard televisivi terrestri o da satellite (il DVB digitale) e nelle compressioni JPEG e MPEG, nei nuovi videodischi DVDda 12" di diametro...

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la storia

Dunque, partiamo dall' osservazione che la televisione era una volta in bianco e nero. Sullo schermo arrivava solo il segnale che indicava che tono di grigio (che luminosità) aveva ciascun punto dell'immagine. Il segnale che indica la luminosità di un punto viene chiamato segnale di luminanza, abbreviato con "Y". 

Quando si decise di aggiungere il colore, si dovevano aggiungere altre informazioni: in un punto dello schermo c'era una certa luminosità (bianco, nero, grigio...) ma oltre a questo, occorreva dire se quel tono era verde o rosso... Questo poteva essere detto non inviando un gran numero di colori, ma solo la percentuale dei tre colori primari. La loro somma dosata (come detto) poteva generare gli altri. Per risparmiare informazioni da spedire, occorreva spedire il numero minimo di informazioni. Per questo non si spedirono tutti i tre i segnali RGB, ma solo un segnale di differenza: risparmiando così la percentuale di segnale che era uguale. In pratica, si invia il segnale di luminanza (Y). Poi il segnale (R-Y) ovvero il segnale del rosso a cui è stata sottratta la luminanza, che è già inviata come segnale Y. E il segnale B-Y, ovvero il segnale del blu a cui è stata sottratta la luminanza. Il verde può essere estratto a casa dell'utente senza inviare nulla, perchè se si ha la possibilità di avere la luminanza (Y) il blu e il rosso, si possono sottrarre questi ultimi due alla prima, e la differenza è giusto il terzo mancante; ovvero il verde. B-Y e R-Y sono combinati in un unico segnale, chiamato Cb. "Crominanza".

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il digitale

Fin qui eravamo nel campo del segnale televisivo analogico. Cosa succede nel digitale? Si è visto nella puntata precedente che il segnale in bianco e nero viene campionato. Allo stesso modo si provvede al campionamento anche del segnale di colore Cb. L'occhio umano è meno sensibile all'estensione spaziale del colore che alla delimitazione dei contorni prodotti con la luminanza, e in genere si considera accettabile avere una risoluzione per il colore inferiore a quella della luminanza. In altre parole, serve per il colore una definizione inferiore che per la luminanza... 

Per questo, si usa di solito un numero di campionamenti inferiore.
Le norme note come "CCIR 601" (che stabiliscono la qualità professionale delle immagini digitali) prevedono infatti 858 campionamenti per ogni riga (858 valori per tutta la larghezza dello schermo televisivo) e 429 misurazioni da effettuare sul segnale video. Dopo numerosi test di confronto dal vivo è stato assunto che aumentare queste misurazioni non comporta alcuna sensazione soggettiva di miglioramento del colore, e quindi viene considerato un valore del tutto adeguato. 
Se campioniamo la luminanza a alla frequenza di 858, e il colore alla sua frequenza (429), alla fine abbiamo due segnali, ovvero due flussi di numeri indipendenti. La consistenza dei dati sarà molto diversa: la luminanza ha un numero di misurazioni doppio, e quindi avrà una quantità di dati doppia. Ma sono deu segnali che iniziano e terminano nello stesso istante. La loro mescolanza in analogico poteva portare a dei grossi problemi, ma qui non c'è problema: si aggiungono dei numeri discreti (quelli che vengono dal campionamento di C, ed indicano il colore) agli altri numeri indipendenti (quelli che vengono dal campionamento di Y, e che indicano la luminanza) secondo la struttura indicata in figura, ovvero un dato di colore ogni due relativi alla luminosità. Concludendo questa puntata, ricordiamo che si ha un numero di campionamenti di C che è la metà del numero di dati Y; questi dati vengono multiplexati, inseriti gli uni negli altri con cadenza regolare, e si ottiene un flusso di numeri unico. E quindi, un unico segnale video con dentro Y e C. 

LA NATURA 
DEL 
COLORE

Il colore è sostanzialmente
una sensazione 
che ci viene data dal nostro 
apparato visivo; le ricerche 
sulla percezione sono volte 
semplicemente a cercare
dei riscontri oggettivi a
queste sensazioni.

1. la sintesi additiva 

Se troviamo in natura dei colori 
(ad esempio, il succo rosso
di una bacca)
e li misceliamo con altri colori,
(ad esempio, un liquido blu) 
vediamo che si formano altri 
colori ancora (ad esempio, rosso 
più blu = violetto, giallo pù blu= 
verde, eccetera..) Andando 
avanti con le varie combinazioni 
si è visto che vi sono tre colori
primari, che non possono 
essere formati da altri, che sono 
il giallo, un colore rossastro 
(il magenta) e uno bluastro 
(il ciano). Combinandoli otteniamo
tutti gli altri colori. 

E’ il sistema utilizzato per 
creare i vari colori della
stampa, i quadri, dei colori 
delle automobili o per
dipingere le pareti...

2.la sintesi sottrattiva 

Le immagini che appaiono sullo 
schermo del computer e sul televisore
non si basano tuttavia su questo 
sistema. Sono basate su altri colori primari; 
che sono il rosso, il verde 
e il blu. Se vi mettete di 
buzzo buono con degli acquarelli 
tentando di ottenere certi 
colori (es. il giallo) 
da questi colori, riuscirete a
fare solo dei grandi pasticci, 
ma non riuscite ad ottenere il
giallo.
Eppure ogni colore
(anche il giallo) delle
immagini televisive viene 
ottenuto con questi tre colori: 
se avvicinate l'occhio ad uno 
schermo televisivo acceso 
potete verificare 
facilmente la 
presenza di tre 
rettangolini rossi, 
verdi e blu che si ripetono
per tutto lo schermo.
 
 
 
 

Ciascun segnale (di luminosità, di colore..) viene campionato, ovvero misurato un numero preciso di volte al secondo (vedi sotto, in figura A). Ciascun campione può assumere un certo numero di valori (vedi in figura B) che vanno da zero ad un certo numero massimo fissato per convenzione: nell'immagine reale di qualità vi sono due standard: a 8 e a 10 bit.
figura A
figura B
IL CAMPIONAMENTO
gli standard sono:
 
1-lum. (Y) 858 misur. orizz., 
525 vertic., 
10 bit per misuraz. 

2-R-Y 429 misurazioni orizz., 
525 vertic., 
10 bit per misuraz. 

3-B-Y 429 misurazioni orizz., 
525 vertic., 
10 bit per misuraz. 

Qui sopra, si vede il numero di misurazioni prescritte dalle norme CCIR 601. La luminanza viene misurata più volte, esattamente il doppio della luminanza, nel senso orizzontale. Viene invece misurata in maniera uguale (525 volte) nel senso verticale dell'immagine. Ciascuna misurazione può assumere tutti i valori consentiti da 10 bit per ciascuna misurazione (si vedano le puntate precedenti). Questo genera un flusso di dati notevole: 135 Mb al secondo per la luminanza, e 68 Mb/s per ciascuno dei due segnali di differenza colore. In totale (135 + 68 + 68 =) dà 270 milioni di bit al secondo. 
 
flusso 1: Y Y Y Y 

flusso 2: . c c .. 

flusso 3: Y Y Y Y 

flusso unico:
Y C Y Y C Y Y C Y ..
(norma CCIR 4:2:2)
Si hanno dunque due misurazioni di luminanza
(Y) per una di colore C). 
Notate che le Y sono doppie rispetto alle C

Qui sopra sono in due 
flussi diversi, come sono stati campionati, 
ovvero da due campionature diverse.
E se si vuole ottenere un flusso unico? 
Basta intervallare le misure di luminanza (Y)
con quelle di colore, come
nell'immagine sotto, in grigio: si sa che ogni 
due misurazioni di luminanza
una indica il colore.

 
2.l'iride 

Indipendentemente 
dal sistema usato 
(sintesi sottrattiva o additiva) 
se si scompone la luce con
un prisma, si vede una fila di 
colori ordinati con una certa
sequenza: dal rosso via via fino 
al violetto. Se si misura la lunghezza 
d'onda della luce, si vede che le
onde più corte sono quelle del violetto 
(sotto vi sono delle 

onde troppo corte per essere
viste, e sono gli ultravioletti). 

Le onde più lunghe sono quelle 
del rosso (oltre vi sono delle 
onde troppo lunghe

per essere viste,e sono gli infrarossi. 
Questo spiega perchè per
creare delle tacche più piccole
sui nuovi videodischi si usa un

laser a luce azzurra anzichè rossa: 
l'onda è più piccola... 

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