Fig.2- Gli elettrodi visti in sezione nell'immagine precedente sono posti a graticola, i catodi (trasparenti, nella figura resi in grigio) sono posti sopra la sostanza attiva (in figura è rappresentata in azzurro). Attivando un anodo e un catodo, nel punto in cui si incrociano la corrente passa, e l'area della sostanza attiva viene eccitata, illuminandosi. Facendo scorrere la corrente nei diversi eletrodi, si può illuminare ciascun punto del display e formare così le varie immagini luminose.
Fig.1 Un composto organico (azzurro) diviene luminoso quando attraversato dalla corrente. Sopra e sotto vi sono degli elettrodi che possono essere caricati (elettrodo A) o non caricati (B) di corrente. A seconda di quale elettrodo è attivo una certa zona è attraversata dalla corrente, e di conseguenza è scura o luminosa.
Ponendo varie sostanze che producono luce di colore diverso (rosso, verde e blu) si ha un'immagine a colori.

GLI SCHERMI OLED

Una tecnologia nuova, anzi no

Ha avuto una grande eco la presentazione (ai primi di gennaio del 2008) di display sottili e flessibili, chiamati e paper, e-paper, o OLED. Si tratta di schermi molto più sottili rispetto a quelli (ormai tradizionali) a cristalli liquidi o al plasma. Soprattutto, questi display sono flessibili, nel senso che non richiedono un vetro rigido come con le altre due tecnologie. A dire la verità schermi di questo tipo sono in commercio da diversi anni (la Kodak li ha usati per i display delle proprie macchine fotografiche dal 2003) ma solo ora sono saliti alla ribalta e hanno generato molto interesse.

Le basi degli OLED (contrariamente a quanto affermato anche da insigni autori) non è per niente assimilabile nè ai cristalli liquidi nè al plasma. I cristalli liquidi sono infatti delle molecole che si orientano in modo diverso a seconda se sono attraversate o meno dalla corrente. La luce è data da una lampada esterna (dietro il diplay). Gli schermi al plasma sono costituiti da tante microscopiche celle indipendenti, che possono essere rese luminose dall'applicazione individuale di corrente, come fossero dei piccoli neon posti uno accanto all'altro. Qui si tratta invece di un sistema per cui uno strato diviene luminoso in base all’attraversamento degli elettroni di uno strato attivo. Se la struttura è completamente diversa, il principio di funzionamento tuttavia si avvicina molto a quello dei LED, ed infatti lo stesso nome (O-LED) deriva da questi dispositivi. (nota: i LED –Light Emission Diode- sono dei diodi che quando sono attraversati dalla corrente emettono luce.


LA STRUTTURA

La struttura è costituita da quattro strati. Il più in basso è un semplice supporto, la "base" su cui poggia il tutto, come al plastica trasparente di una pellicola o di un nastro magnetico.
I tre strati rimanenti sono il catodo (in alto) lo strato attivo (al centro) e l'anodo (in basso).
Lo strato attivo è composto da una sostanza organica in grado di divenire fosforescente quando gli viene ceduta energia.
Il passaggio della corrente dal catodo all’anodo “eccita” la sostanza organica che in quel punto diviene luminosa. (fig.1)

Un sistema di strisce conduttrici (come per i cristalli liquidi) consente di scegliere il punto da far diventare luminoso “indirizzando” opportunamente le correnti con una certa successione temporale. (fig.2)

IL COLORE

La sostanza attiva può essere "drogata" con diversi composti, in modo tale che possa emettere luce di un colore diverso. Quindi, se si eccita un'area "drogatA" per emettere il blu, in quell'area vi sarà una luce blu. Se viene mandata corrente ad un'area preparata per emettere il rosso, la luce risultante sarà rossa, e così via.

I puntini rossi, blu e verdi, a diversa intensità, da lontano ai nostri occhi appaiono "fusi" tra di loro e del colore desiderato.
Quindi si ha una "fusione" dei colori primari per vicinanza, nè più nè meno come per il vecchio TV a tubo catodico, i cristalli liquidi e il plasma. Non manca chi ha proposto degli strati sovrapposti, anche se in altri campi (es. per i sensori della macchine fotografiche) soluzioni analoghe non hanno avuto (per ora) successo.

MA QUALI SAREBBERO VANTAGGI?

Più che altro... prospettive future

In primo luogo gli schermi sottili possono essere sempre più comodi di quelli più spessi e trovare nuove applicazioni. Tra i primi casi quelle in cui serve una grande compattezza e risparmio di spazio come i display delle macchine fotografiche, che possono così diventare sempre più compatte.

Potrebbe essere possibile creare dei display che si arrotolano. Potrebbero così cambiare forma e dimensioni dei computer portatili: si potrebbero trasportare in forma compatta e "dispiegare" al momento dell'uso. Se sia le tastiere che i display sono arrotolabili, il portatile potrebbe avere la forma di un tubo. Si potrebbe anche pensare a dei computer pieghevoli in due o in quattro, e così via.

LE PROPRIETA'

come sempre, pro e contro!

pro La flessibilità e la sottigliezza possono portare a nuove e diverse applicazioni.

pro Vi è un risparmio energetico sensibile, per cui le batterie (sempre un punto critico in ogni apparecchio portatile) consentono una durata di uso maggiore.

pro Offrono una eccellente luminosità e contrasto

contro La durata del display è problematica. In particolare i display in bianco e nero (o meglio, verdi) possono durare 230.000 ore, ma se si forma un insieme di film per generare l'immagine a colori (che come detto in altra parte del sito, è composta da tre colori di base, RGB, rosso, verde e blu) ecco che la musica cambia: il blu oggi dura solo 14.000 ore.

contro Oggi come oggi sono più cari degli altri. Ma è una problema probabilmente transitorio: l'esperienza ci insegna che ogni nuova tecnologia parte costosa e poi i costi si abbattono.