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UNA PAGINA  DEDICATA  AL CARAVAGGIO

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Questo è un particolare del quadro precedente. 
(Giuditta taglia la testa ad Oloferne).
Notate come Giuditta imperturbabile compia 
la sua azione tremenda come stesse provandosi
un cappellino, mentre la vecchia che la assiste
freme di tensione e di desiderio di vendetta, 
o di determinazione o di orrore.
Tutti i sentimenti che mancano a Giuditta
imperturbata traboccano sulla sua assistente, 
nei suoi occhi, nelle sue mani, nella sua 
espressione e nella tensione del suo gesto...




 
 
 
 

 

C'e' nel quadro una specie di croce nera, con al centro l'azione macabra. A destra evidenzio la disposizione dei personaggi e della tenda che costruiscono questa grande X.

Notate la piega della veste in basso, della tenda in alto, i due personaggi in un triangolo ideale da una parte e Oloferne dalla parte opposta...


Una famosa "natura morta" di Caravaggio, esposta alla pinacoteca Ambrosiana di Milano. Man mano si guarda escono particolari inquietanti: la foglia avvizzita, la mela segnata... 
Questa è una "natura morta", ancora tersa e colorata, ma che va verso il disfacimento...
 
 


Un altro famoso cesto di frutta, questa volta tra le mani di uno dei giovanotti che caratterizzano molti soggetti non religiosi del Caravaggio. Anche qui mele, uva, foglie di vite.. ma nulla di bucolico, nulla di campagnolo e qualche nota inquietante, di sottile disagio.

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Questo è il "martirio di s.Matteo" di cui si parla nel testo. E' stato fatto notare che più che un martirio sembra una rissa che scoppia in un vicolo, con la violenza del gesto dell'assassino e la gente che scappa spaventata. Tra gli astanti (sullo sfondo, un po' a sinistra) Caravaggio ha dipinto il suo stesso volto, come spettatore di questa azione violenta.

ELABORAZIONE DELL'IMMAGINE PRECEDENTE.

Anche qui come in molti altri quadri di Caravaggio c'è un rapporto dei personaggi con questa disposizione su una grande X.  Notate la mano del carnefice, l'angelo, i vari personaggi disposti sulla X.




 


 Come grande  esempio dell'arte del Caravaggio riporto qui la conversione di S.Paolo (seconda versione) per S.Maria del Popolo (si parla di quest'opera nel testo a fianco). Si tratta di un'opera più nuova ed anticonvenzionale della precedente, che fu rifiutata. Nella prima versione vi era l'apparizione divina che parlava a Paolo. Qui invece non vi è nulla di soprannaturale, l'apparizione si svolge tutta dentro S.Paolo, a terra ma con gli occhi chiusi, in una stranissima atmosfera del tutto statica, ferma,quasi sonnolenta


 ELABORAZIONE DELL'IMMAGINE PRECEDENTE.

Non vi è più Dio in persona (come nella prima
stesura del dipinto) ma una luce che 
disegna questa volta un ovale nel quadro.
La freccia naturalmente è solo una mia
personale illazione, ma mi pare che segua
così bene il percorso della luce..

 

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UNA VITA CHE ASSOMIGLIA 
AD UN ROMANZO

La famiglia di Michelangelo Merisi viene da Caravaggio; un paese tra Milano, Bergamo e Crema. Suo padre è un funzionario del Marchese di Caravaggio, e lavora a Milano. 
Michelangelo nasce forse a Milano, forse a Caravaggio; ma in ogni caso (oggi come allora) è noto con il nome del paese da cui origina la sua famiglia; ovvero, è conosciuto come "il Caravaggio". 

Nasce nella seconda metà del '500 ( nel 1571). A 12 anni resta orfano del padre (Fermo Merisi). Michelangelo aveva iniziato molto presto la sua formazione di pittore, nei paesi della Lombardia: tra Bergamo, Brescia, Lodi, Cremona. Nel 1590 anche la madre muore e successivamente l'eredità viene divisa tra i vari fratelli. Ciascun fratello va per la sua strada, la strada di Michelangelo (il Caravaggio) va verso Roma. 

LA ROMA DEL RINASCIMENTO

In quegli anni Roma impiega molti artisti: non si lavora solo per il Papa e per il Vaticano, e neppure per tutte le chiese e le cappelle che vengono costruite in quegli anni, ma anche per tutta la nobiltà che costruisce e rende fastosi i propri palazzi di città o di campagna. Questi mecenati erano soliti pagare le opere che commissionavano, ma oltre a ciò mantenevano anche alcuni artisti nei loro palazzi. Il Caravaggio non entra subito in uno di questi palazzi, ma inizia a dipingere "teste" prima presso la bottega di Lorenzo Siciliano, poi presso Antiveduto Grammatica. Cosa siano di preciso queste teste non lo si sa bene: forse roba per turisti, di certo roba economica e di poco conto: nel contratto che stipula col Grammatica il Caravaggio si impegna a dipingere tre teste al giorno per un grosso (una moneta dell'epoca) l'una. Poi passa nella bottega del Cavalier d'Arpino, pittore con un po' di fama e di un certo rilievo. Vi resta qualche mese, ma ben presto tra il Caravaggio e il d'Arpino si crea una lunga inimicizia per qualche motivo misterioso. 

IL CARAVAGGIO BRUCIA 
LE TAPPE 

Il d'Arpino non era uno stinco di santo (era stato condannato al carcere a vita e giusto uscito di prigione perchè aveva ottenuto la grazia dal Papa) ma neanche Caravaggio condusse mai un'esistenza virtuosa. Dopo la rottura col d'Arpino inizia un'ascesa vorticosa: viene ospitato in casa di monsignor Fantin Petrignani, e poi nel palazzo del cardinal Del Monte, che è poi il “palazzo Madama”, oggi sede del Senato della Repubblica Italiana. Nel 1599 dipinge per una chiesa vicina (S.Luigi dei Francesi) due capolavori: “la Vocazione di S.Matteo” e “il martirio di S.Matteo”. Le due tele hanno un grande successo. Dopo queste ecco altri due capolavori, per la Chiesa di S.Maria del Popolo: “la crocefissione di S.Pietro” e “la conversione di S.Paolo”. Entrambi i quadri presenti oggi in quella chiesa sono una seconda versione, perchè i primi due vennero rifiutati dal committente (monsignor Tiberio Cerasi). La cosa buffa è che non si sa se almeno questa seconda versione andasse bene al committente, perchè questi morì prima di vederla finita. Questa storia del rifiuto dei quadri si ripete: viene rifiutata la “Madonna dei Palafrenieri” (che avrebbe dovuto essere messa in S.Pietro) e viene rifiutata “la Morte della Vergine”: si diceva che il modello della Vergine fosse in realtà una prostituta amata da Michelangelo, oppure che fosse il corpo di una donna annegata nel Tevere. Poco male: “la morte della Vergine” non resta ad ammuffire, viene acquistata da Pietro Paolo Rubens per conto del Duca di Mantova e -prima di spedirgliela- viene esposta al pubblico di Roma. 

 LA VITA PRIVATA 

In quegli anni la vita del Caravaggio (non ostante fosse diventato così famoso) è piena di violenze e di risse; il suo nome compare non di rado nei verbali della polizia. C'è un po' di tutto, in quei verbali: da sfregi a soldati a aggressioni a notai, da ferimenti di camerieri che non gli avevano risposto come voleva lui mentre lo servivano a tavola, fino ad un fatto decisivo (l'uccisione di un uomo) che impresse una svolta nella sua vita, nel senso che lo allontanò da Roma per sempre. La causa? Come sempre, futile: pare che ci sia stata una partita a palla, e che la sera le due squadre e che poi i capitani delle due squadre (che erano Caravaggio e Tomassoni) si incontrarono. Dev'essere nato un diverbio, e dal diverbio si passò (come successe altre volte) alla spada. Ma questa volta il Tommassoni morì a causa delle ferite riportate nella rissa. Il Caravaggio fuggì da Roma: siamo nel maggio del 1606. 

LA FUGA PER IL LAZIO, 
POI  A MALTA. POI... 

Si rifugiò per qualche mese in campagna, nei feudi della potente famiglia dei Colonna, e da qui passò in un altro Stato, e più precisamente a Napoli. A Napoli riscuote un successo enorme: dipinge quadri per somme altissime, e la sua pittura influirà sulla città in modo definitivo. Ma non resta là per molto;  certamente meno di un anno. Lo vediamo imbarcarsi per Malta, dove (grazie ad un paio di ritratti) viene fatto Cavaliere dell'Ordine di S.Giovanni per meriti artistici. Non crediate che basti la croce di Malta a frenare questa sua vita da fuggiasco: resta tra i cavalieri per pochi mesi, e poi viene espulso con ignominia, e parte per la Sicilia. Anche qui la sua fama l'ha preceduto, e inizia a dipingere subito: ma credete che vi resti a lungo? Macchè: ricomincia con le sue liti e i problemi dettati dal suo pessimo carattere; e poco dopo (nel 1610) riparte per le coste del Lazio, perchè il cardinale Gonzaga aveva ottenuto la grazia dal nuovo papa, Paolo V Borghese. 

LA FINE 

La grazia aveva tuttavia il suo iter burocratico da seguire, e durante questa attesa il Caravaggio si ferma in Toscana, ai confini dello Stato Pontificio. Qui viene arrestato per un errore di persona e -quando viene liberato- la nave è già ripartita. Narra la storia che il pittore si mise a correre lungo la spiaggia, e che -dopo violenti attacchi di malaria- morì senza cure, e venne sepolto da quelle parti. Come si vede, una vita piena di violenze e di irrequietezze. Il pittore lombardo brucia meno di vent'anni di produzione artistica che si svolge tra le turbolenze, le esaltazioni e le incomprensioni a Roma, e poi a Napoli, a Malta, in Sicilia. Terminando la sua vita nel vano tentativo di tornare a Roma, e nella tragica morte che trova in Toscana. 

UNA RIFLESSIONE 

Qualcuno ha voluto assimilare Caravaggio alla vita umile di campagna; si veda tra l'altro l'orribile film di Jarman dedicato proprio a Caravaggio. In realtà tutto in Caravaggio è città, ed anzi sobborghi, e la Natura fatta di paesaggi e di piante e fiori entra nelle sue opere per lo più per quel tanto che questa natura viene vissuta nelle osterie e nelle città: come nel caso delle nature morte, nei suoi celeberrimi cesti di frutta. 

Pochi quadri infondono serenità, molti sono inquietanti, e palesemente violenti. Tra le più grandi opere vi sono dei martirii, vissuti più come atti di violenza che atti di santificazione. In alcune delle sue opere più tragiche trova l'occasione di dipingere anche il suo volto e di coinvolgere il suo nome. Pone il suo autoritratto tra i testimoni del “martirio di s.Marco”, sua è la testa recisa che David ha mozzato, identificandosi con il gigante Golia. Nella decapitazione di s.Giovanni (vedi in fondo alla pagina...) egli scrive il proprio nome con il sangue che sgorga dal collo del santo. il Caravaggio è un artista egnigmatico e con un sorprendente senso del tragico.

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