PARTE PRIMA: GLI STRUMENTI PER SCRIVERE

 
 

L'uso della penna d'oca per scrivere è molto noto, ed è rappresentato spesso nei film. Ma pochi conoscono come funziona la scrittura con la penna...
 
IL PENNINO 

Non c'è bisogno 
di dire che nel corso dei  secoli gli scrivani ed amanuensi si sono avvalsi per scrivere (su carta o su pergamena) di un attrezzo particolare, la penna d'oca. Molti immaginano che per firmare editti o per scrivere lettere si usassero delle piume svolazzanti, così come si vede nei vari film sul Medioevo, sopratutto se comici. Chi non ricorda in "Non mi resta che piangere" lo spassosissimo Benigni che (aggingendosi a scrivere una lettera) guarda un'oca appesa in macelleria e dice: "quella è la cartoleria")?
Benigni strappa la penna dall'oca e inizia a scrivere. 
Ma evidentemente le cose non funzionano così: chi (come me) ha provato a scrivere con una penna nuda e cruda sa che la cosa non funziona...

Fin da bambino sentivo infatti parlare di quelle penne, e una volta che mi capitò per le mani una penna d'oca (o di pollo, non ricodo bene) provai in tutti i modi a intingerla nell'inchiostro a e scrivere: i risultati furono sconfortanti, un po' come quello che ottenni le prime volte che presi in mano l'archetto di un violino...

Solo da adulto scoprii che le penne d'oca (per essere usate al posto delle stilogafiche) dovevano essere sottoposte ad un trattamento particolare.
Per ottenere una penna d'oca (o di gallina) in grado di scrivere occorre compiere almeno tre generi di operazioni:

1Occorre mettere la penna a mollo e lasciarla per alcuni giorni in una soluzione acida (es aceto) in modo che divenga elastica. Conviene tenere solo il tubetto centrale (quello che si attacca alla pelle) tagliando via la punta della penna, che è inutile.

2Una volta persa la loro rigidità, le penne si devono "bruciare", nel senso che devono essere riscaldate ad un livello critico, in modo che divengano trasparenti, elastiche ma resistenti. Si può usare della sabbia riscaldata a temperatura elevata su un fornello a gas, o soluzioni analoghe. Attenti a non scaldare troppo la penna (altrimenti brucia) nè a scaldarla poco (altrimenti il procedimento non avviene).

3terzo ed ultimo passaggio: il taglio. Si tratta di prendere una lama (una volta si usavano dei trincetti come quelli dei calzolai, oggi si possono usare le lame che si comprano in cartoleria). Questa operazione conferisce alla penna la struttura di un pennino. Attenzione comunque: non è la penna che va ad assomigliare ai nostri soliti pennini (tipo quelli delle stilografiche) ma sono i pennini che deriano dal taglio dato alle penne d'oca!
 
 

IL TAGLIO







Si appoggia  su un'asse l'estremità 
dove la penna era attaccata alla pelle. 
Ora si fa un taglio perpendicolare 
alla penna in modo da avere 
un cilindro che termina in modo netto.


Ora si taglia questa terminazione in modo 
obliquo, e con una angolo molto pronunciato.


Ora si tratta di fare una incisione 
parallela all'asse principale della penna, 
e che comprenda l'estremità.


Ecco qui la lama che viene trascinata 
verso destra, tagliando la penna. 


Dopo aver fatto il taglio, premo con la 
lama sulle due punte, in modo da mostrare 
il risultato: la nostra estremità ha ormai 
l'aspetto di un pennino, 
e può già essere usata per scrivere.


Tuttavia resta da compiere un'ultima finitura, 
che conferirà allo scritto l'aspetto caratteristico 
della calligrafia: si provvede a rendere "quadrata" 
la punta, con un terzo taglio, questa volta 
perpendicolare all'asse principale 
e al taglio precedente. 


Questa "squadratura" della punta può essere
naturalmente più o meno larga a seconda 
se col taglio stiamo un po' più a destra 
(sopra) o a sinistra (sotto). 
Questa scelta conferisce delle caratteristiche 
molto diverse ai tratti che andiamo a scrivere. 
E' ovvio che un pennino più largo (sotto) scriverà 
dei tratti più larghi di uno con squadratura 
più stretta (sopra), e di conseguenza sarà 
adatto a  lettere di dimensioni maggiori. 


Accentuare la squadratura (=fabbricare 
un pennino più largo)  significa 
accentuare le diversità tra i vari tratti. 
Immaginiamo qui sopra di scrivere 
tenendo il pennino orizzontale: 
ecco che i tratti orizzontali 
(che scorrono nel senso laterale) 
saranno più sottili, mentre quelli
verticali (che impegnano la 
larghezza del pennino) risulteranno 
più larghi. Le freccie indicano 
la direzione (verticale o orizzontale) 
che può prendere il pennino: 
osservate il diverso spessore dei tratti...


La penna così ottenuta ha una forma che richiama 
molto da vicino i pennini delle stilografiche da calligrafia. 
Si noti qui la loro forma, simile a quella ottenuta 
con le lavorazioni descritte. Le  differenze sostanziali 
sono che questi pennini sono d'acciaio, che hanno 
un cerchietto vuoto all'inizio del tratto perpendicolare, 
e chiaramente che sono alimentati con l'inchiostro 
in modo continuo dal dispositivo posteriore, mentre 
la penna d'oca è a forma di un tubetto e va 
intinta ogni tanto nell'inchiostro.
 
 

I PENNINI PRONTI


Naturalmnete saranno pochi gli appassionati 
che si costruiscono le penne partendo da un'oca. 
Per lo più si ricorre a penne già pronte, 
costruite in plastica ed acciaio, e vendute 
nella cartolerie attrezzate. E' un peccato 
che si continui a costruire pennini d'acciaio, 
perchè spesso si tratta di realizzazioni 
neppure decenti. Quando furono 
inventati i pennini d'acciaio 
non vi erano i materali sintetici che 
potrebbero essere usati oggi.. 

QUALI? 
Spesso mi viene chiesto quali siano 
i migliori pennini per calligrafia. Io rispondo 
che il milgiore è quello costruito con una
penna d'oca, anche se ha degli svantaggi 
enormi ed evidenti: si consuma presto, 
è noioso e lungo da preparare...

Allora mi viene chiesto: qual'è quello 
migliore tra quelli in commercio? 
Io rispondo che più che parlare del 
migliore, occorre parlare dei meno peggio.
E' molto più facile trovare pessimi pennini 
che un pennino non dico buono ma decente. 

E' molto comune imbattersi in pennini 
(come i Parker, gli Shaffer, i Reform...) 
che sono troppo duri e poco elastici. 
Questo un po' soprende, perchè oggi 
ci sarebbero a disposizione delle 
plastiche più adatte, e queste marche
producono buone stilografiche... 

Tra i meno peggio, i Rotring e sopratutto 
i Platignum, inglesi, che però non ho mai 
trovato in Europa continentale, io
li trovo più spesso negli USA. 

LA DURATA.
Ci si può consolare pensando 
che almeno i pennini in acciaio 
sono poco costosi e durano 
a lungo, molto più a lungo 
delle penne d'oca. 

LE DIMENSIONI.
La scelta più importante riguarda le 
dimensioni della parte squadrata (vedi lo 
spazio tra le frecce rosse nella foto qui sopra).
Come sarà detto più avanti, le dimensioni 
della parte squadrata del pennino condizionano
le dimensioni delle lettere che si vanno a scrivere...

E' comune vedere delle "pezzature" 
di 1,1 - 1,2 - 1,5 - 1,7 - 2 o più... 
Gli appassionati possiedono di certo 
più penne con più dimensioni, 
ma per un principiante una penna da 1,2 
o (meglio) da 1,5 va benissimo

A volte la larghezza de pennino 
è segnata anche come B.
Quindi troverete pennini B4, B3, B2... 
Si va dal più largo al più stretto, e quindi 
un B2-B3 vanno benissimo per iniziare. 

Poi (quando avrete preso pratica) sceglierete 
la larghezza più adatta a seocndo dello stile:
ad esempio, il gotico  richiede pennini 
più larghi, i caratteri di cancelleria 
prediligono un pennino più stretto...
 

L'INCHIOSTRO.
L'nchiostro da usare 
è quello per stilografica, 
naturalmente (e rigorosamente) 
nero. Tollerato (ma falso) un inchiostro
finto antico color ruggine,
da bandire i vari blu, adatti 
ai pennini d'acciaio 
a punta più fine (stilografiche).
 


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