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L'AUTORE 
    - Paolo Vinassa de Regny, nato a Firenze nel 1871, fu uno scienziato e uomo 
    di cultura estremamente eclettico. Ebbe al suo attivo oltre 300 pubblicazioni, 
    fu docente universitario, esploratore, senatore del Regno, membro dell'Accademia 
    dei Lincei, Rettore dell'Università di Pavia.
    Morì 
    nel 1957 a Cave di Lavagna
IL LIBRO - formato 15 x 21 cm circa, 140 pagine, SERENO EDITORE (dicembre 2008)- per ulteriori informazioni: web@serenoeditore.com
Negli 
    ultimi anni del secolo, al cui inizio era scomparso Dante, quel simpatico 
    uomo e scrittore che fu Franco Sacchetti esclamava:
    «Come posso sperar che surga Dante
    se già chi ‘l sappia legger non si trova».
    Una 
    quantità di nemici del Grande e dell’opera sua lavorava difatti 
    a impedire che Dante sorgesse, si ergesse per dirlo con parola dantesca; questo 
    ostracismo dal più al meno si ripeteva (e direi che tenta di ripetersi 
    anche oggi) nei secoli successivi.
    Una antica leggenda profetica però avvertiva che Dante sarebbe stato 
    compreso sei secoli dopo la morte sua.
    La profezia pare si avveri. Gli studi su Dante si sono difatti rafforzati 
    e ampliati. Il testo, grazie all’opera della benemerita Società 
    dantesca, è stato riportato al più possibile vicino al testo 
    originale, purtroppo perduto. Non altrettanto bene ha proceduto l’interpretazione 
    profonda dell’immane capolavoro. Soprattutto si è trascurata 
    - o peggio si è spregiata - tutta la tradizione pitagorica che in Dante 
    fu grandissima. Di tale tradizione più che altro fu irriso al numerismo, 
    che da Platone era passato a Virgilio, ai primi Padri della Chiesa giù 
    giù sino al grande maestro di Dante, il santo francescano Bonaventura.
    Ora, per tornare alla profezia tradizionale, fu appunto dopo sei secoli che 
    cominciarono gli studi e le ricerche anche sul numerismo della Commedia. 
    E se non faccio errore, fu primo il Petrocchi.
    Agli studi dei miei predecessori si unirono sin dal 1928 i miei, che passarono 
    tra la noncuranza o la benevola sopportazione dei benpensanti dantisti professionali.
    Non così agì Giovanni Papini, che anzi mi consigliò di 
    riunire le sparse note in un tutto più organico. Lo feci, ma le traversie 
    della guerra impedirono la pubblicazione, che trova oggi la possibilità 
    grazie al coraggio di un editore umanista, al quale vanno tutti i miei ringraziamenti.
    E credo pure doveroso ricordare almeno i principali, ai quali si deve, se 
    dopo i sei secoli della tradizione, gli studi danteschi si sono posti sopra 
    una nuova promettente strada. Ricordo perciò con deferenza in modo 
    speciale Luigi Valli ingegnere, Emanuele Sella economista, Arnaldo Ferriguto 
    artista e il venerando Accademico d’Italia Rodolfo Benini, illustre 
    statistico e insieme profondissimo indagatore di Dante e del poema suo.
«Intra Siestri e Chiaveri», ai Cavi di Lavagna, dicembre 1955.
Paolo Vinassa de Regny