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>> NOTA SUI CELTI
>> NOTA SULLA ROSA CAMUNA
>> CITAZIONI -
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>> nota sulle reliquie
>> nota sull'iconografia cristiana
>> nota su S.Ambrogio
>> note sul culto del sole
>> il sole e il suo carro
>>note sulla cosmologia e geometria

indice
.................................................... 1 storia di Milano
2 immagini curiose
3 Milano archeologica (questa pag.)
4
Lirica, balletto e teatro
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PARTE PRIMA - La rappresentazione simbolica.

Si dice comunemente che l’uso dei simboli per indicare Cristo e il cristianesimo derivino dalla necessità di far rimanere segreta la setta cristiana a fonte delle persecuzioni. In realtà queste persecuzioni furono solo periodiche e applicate a macchia di leopardo, per questo è più credibile assegnare la simbologia alla parte di “esoterismo” presente nel primo cristianesimo. I rapporti del cristianesimo con altre religioni esoteriche è stato studiato da diversi autori e qui verrà saltato completamente.

1-Uno dei simboli più comuni del cristianesimo è una X sormontata da una P. Sono le due prime lettere dell’alfabeto (in greco) che compongono la parola Cristo. E’ probabile che questo sia il segno tracciato sugli scudi da Costantino dopo la sua discussa conversione.


2-Un altro segno è il pesce, anche qui dal greco "ixthys": Iesous Christos Theou Yios Soter, ovvero Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore, in assonanza con la parola che indica il pesce (da cui la radice di “itticoltura” ecc).
Questo simbolo fa anche riferimento alla chiamata di Cristo verso gli apostoli, quando stanno pescando e dice loro “vi farò pescatori di uomini”.


3-Anche la sigla IHS (molto usata fino ai nostri giorni, sopratutto con una croce che sormenta il tratto orizzontale della H) potrebbe indicare "Jesus Hominum Salvator” o riferirsi alle prime lettere della parola “pesce” in greco (vedi sopra) per assumere poi il significato indicato di Gesù Salvatore degli uomini”. E' divenuto il monogramma adottato dai Gesuiti. Vedi altra nota cliccando qui.


4-Una rappresentazione molto comune di Cristo è quella di un pastore. L’iconografia del “buon pastore” percorre secoli e millenni: la si può vedere ad esempio a Ravenna o Costantinopoli.


5-. Spesso nelle chiese e sui sepolcri viene rappresentato il pavone, simbolo di immortalità (la ruota della coda potrebbe anche indicare il sole). Spesso i pavoni sono due contrapposti.
Il pavone spesso viene identificato anche come la Fenice. Visto che nessuno l'ha mai vista, il povero pittore o mosaicista di scarsa fantasia non può che rifarsi ad uno dei pennuti più curiosi presenti sulla piazza. Quindi spesso fenice e pavoni sono la stessa cosa.


6-Altro simbolo la colomba. Di solito rappresenta lo Spirito Santo (nel racconto evangelico del battesimo di Gesù lo Spirito discende in forma di colomba). A volte però le colombe sono simbolo dell'anima. In questo caso spesso le colombe sono due e spesso si abbevera/no ad un calice. Nella rappresentazione sepolcrale questo indica la riacquisizione della memoria (bere dal calice) e promessa di resurrezione. Colombe e pavoni in questo si equivalgono, in quanto simboli di resurrezione. O rappresenta un simbolo eucaristico in quanto assunzione del corpo/sangue di Cristo alla comuniione. In alcuni casi la colomba/le colombe beccano acini d'uva, e questo equivale a bere dal calice, ovvero si tratta di un simbolo eucaristico.


7-Cristo è rappresentato anche in forma di pellicano, perché vi era la leggenda secondo cui questo uccello nutriva i suoi piccoli col proprio sangue colpendosi col becco sul petto. Da qui l’analogia con Cristo che dà da bere il proprio sangue, durante l’Ultima Cena e le successive cerimonie eucaristiche, con questo nutrendo i suoi figli/fedeli.


8-Più discusso il significato preciso del delfino, ma certamente ereditato dal paganesimo.
C’è chi dice che i delfini salvassero i marinai durante i naufragi portadoli in superficie a respirare (quindi simbolo del Salvatore o della salvezza) altri dalla complessa mitologia di Ichthys figlio della dea Atargatis o Tirgata, Afrodite (nata dal mare), Pelagia (anche qui legata al mare) o Delfine. Parola che assomigliava a quella che designa il delfino.
Il delfino era associato al culto di Apollo, dà il nome al santuario di Delfi.
Sia quello che sia, il delfino nel cristianesimo è legato al concetto di salvezza.


9- Il pane e il vino (o le loro matrici, le spighe e l'uva, e forse ancor più la vite, magari in forma di vignetta o pampini) non sono quasi più un simbolo quanto la rappresentazione diretta dell’eucarestia.


10- anche l’ancora ha relazioni con la salvezza (nel porto o in significati affini anche figurati) e comunque con la sua somiglianza con la croce veniva rappresentata al posto di quella.


11 la nave. Richiama la navicella si S. Pietro. La nave viene identificata anche con la Chiesa.


12 L’agnello. Cristo è identificato con l’agnello sacrificale, che (con la crocefissione e morte) assume su di sé le colpe del mondo e lo libera. “Ecco l’agnello di Dio” è un suo noto attributo. Spesso viene rappresentato con una croce tra le zampe, accanto ad un libro (il libro dei "sette sigilli" dell'Apocalisse, dove l'agnello è uno dei protagonisti e viene identificato col Cristo).


13 I cervi o altri animali che si dissetano: Cristo viene equiparato ad una sorgente (“colui che beve della mia acqua non avrà più sete”, si dice nel Vangelo). Il salmo 41(42) dice: "come la cerva anela alla sorgente così l'anoma mia anela al Signore". Questo è un salmo molto noto e citato. Da ricordare "si quis sitis veniat" ("chi ha sete venga a me" - Giovanni VII)

14 palma. Indica la gloria, e in particolar modo quella dei martiri. Questa è la simbologia principale. Vi sono anche significati minori, ma molto meno diffusi, es. quello che fa capo al salmo che recita "justus ut palma florebit" (il giusto fiorirà come la palma) presente in alcune rappresentazioni sopratutto nei codici miniati.


15 La croce. Sembrerebbe il simbolo più ovvio (il segno della passione di Cristo) e invece è uno dei più complessi. Una croce come la disegnamo noi (due tratti perpendicolari tra loro) per lo più con l’incrocio iscritto in un cerchio, fin dalla preistoria viene attribuita al culto solare.
Molto note anche le varianti con pieghe o decorazioni alla fine dei tratti (es. la svastica) e altre variazioni alle quali potrebbero far capo la “rosa camuna” divenuto il simbolo della Regione Lombardia.
I primi cristiani usavano per lo più croci a T (la “tau” greca) che è la forma più approssimata alla probabile forma della reale croce di Cristo o varie altre approssimazioni (si è detto dell’ancora). Nel tempo si è andata affermando la “croce latina” (con l’asta verticale più lunga) assieme ad altre rappresentazioni di uso molto più raro, comela croce doppia (la croce patriarcale o di Lorena, di origine bizantina e entrata in Occidente attraverso l’Ungheria, di cui il braccio orizzontale inferiore è il braccio della croce vera e propria e quello superiore (più breve) simboleggia il “titolus” fatto scrivere da Pilato (INRI, ovvero Gesù nazareno re dei Giudei”) o con vari bracci, oppure la croce di S.Andrea, inclinata a formare una X, ecc. ecc.). Questo raddoppiamento della croce viene attribuito (come detto sopra) al titolo, ma la moltiplicazione dei bracci orizzontali a me pare più che altro un' iperbole o un'enfasi che dà importanza a chi la porta al collo o la usa, un po' come il triregno (tre corone) sulla tiara dei papi.
Se i tratti verticale ed orizzontale sono uguali oggi si parla di “croce greca”, se il tratto discendente e verticale è più lungo si parla di croce latina. Sono rappresentazioni idealizzate, senza per altro attribuire questa differenza alla croce su cui fu crocefisso Cristo, e che permeano diverse applicazioni sia in orente che in occidente, si chiamano greche o latine solo epr ragioni storiche. Le croci greche o latine costituiscono spesso la pianta di chiese e basiliche, o (nell'una o nell'altra versione) decorazioni, gioielli, ecc.
Sui rapporti tra la croce e il sole si veda anche la pagina dedicata a questo simobolo (cliccando qui)

16 La rosa, simbolo a volte della passione di Cristo e del calice che ne raccoglie il sangue.
Vorrei evitare infine al lunga elencazione dei vari animali (dall’unicorno all’aquila) o altri simboli (dalla stella all’aureola) di importanza minore o –al contrario- più ovvia.

17 I leoni (spesso associati alle aquile) sono un motivo ricorrente dentro e fuori le chiese. A volte sono posti a guardia della santità del luogo, altre volte sono di significato incerto, altre volte indicano la terra contrapposti alle aquile che rappresentano l'aria.

18. Le aquile hanno uan lunghissima tradizione iconografica. Si parte dalle simbologie pagane (Giove, le aquile romane simbolo del potere imperiale/militare e identificate con le insegne delel legioni, ecc. ecc. ) fino all'assimilazione cristiana. Come detto sono spesso associate ai leoni e molto rappresnetate sui capitelli. In alcuni casi la colomba come rappresentazione dello Spirito Santo dev'essere sembrata poco regale ed è stata sostituita dall'aquila nache nella rappresentazione della Trinità (vedi sotto).


PARTE SECONDA - la rappresentazione diretta

Oggi il Cristo per tradizione lo si raffigura come una persona dotata di barba e capelli lunghi. La rappresentazione in epoca romana lo raffigura invece come un giovane imberbe.
In generale non si ha alcune pretesa realistica, ma Cristo viene rappresentato quasi sempre in figura allegorica (il buon pastore) o regale (trionfante).
L’identificazione dell’Imperatore e della sua corte con il mondo celeste ha la strada maestra dispiegata dall’orientalizzazione dell’Impero, che sposta lentamente il suo baricentro, da Roma a Nicomedia, da Nicomedia a Costantinopoli. Sono proprio gli imperatori di origine orientale a imprimere un’accellerazione a questa tendenza. L’identificazione dell’imperatore con la divinità ha radici relativamente antiche (Eliogabalo, ecc) ma si manifesta soprattutto in epoca tarda e (paradossalmente) ha il suo culmine in epoca cristiana.
Costantino stesso (nella sua ambigua religione) si definisce di volta in volta “vescovo dei non credenti” e assume il titolo di isopapostolos, facendosi seppellire con sei apostoli e destra e sei a sinistra, probabilmente ritenendosi il maggiore di tutti, secondo quanto ipotizza
Questa mescolanza di cristianesimo e divinizzazione dell’Imperatore ha il suo culmine nel santuario alla base della grande colonna eretta nel foto di Costantino. Qui vi erano conservate alcune delle reliquie più improbabili che abbia mai incontrato (come l’ascia con cui Noé costruì l’arca) assieme a reliquie di stampo pagano, come la statua che Enea portò via da Troia. Dubito sul collegamento tra la sopravvivenza delle città e quella dell’arca (in caso di collera divina si sarebbe potuta costruire una seconda arca, ma Dio aveva giurato che non avrebbe più fatto nulla del genere), ma chi ha un po’ di familiarità con la romanità non dubita invece del significato simbolico della statua che sarebbe passata da Troia a Roma e da Roma alla Nova Roma.

Questo è un curioso esempio di santuario misto cristiano/pagano, quale la Chiesa non avrebbe mai accettato pochi anni prima né pochi decenni dopo; ma a Costantino non si potevano fare troppe osservazioni.
La sua fede sempre ambigua (*) lo porta anche a ergersi in statua sulla colonna, con le insegne dell’ imperium romano in una mano e la reliquia della croce nell’altra (ancora cristianesimo e paganesimo) ma (a complicare ulteriormente le cose) in forma deificata, con quel suo riferirsi al culto del Sol Invictus che mai volle risolvere dal cristianesimo.
Nella Cappella di sant’Aquilino a Milano il Cristo con i suoi apostoli viene raffigurato come l’Imperatore in mezzo ai suoi ministri, e qui prosegue la raffigurazione ambigua e la sovrapposizione tra la corte celeste e quella imperiale. Vi sono diverse attribuzioni a questo modo di rappresentare Cristo e i santi, o Cristo e gli apostoli, ecc., ma è evidente la continuità storica indipendentemente dal significato dato di volta in volta, ed è chiara l'identificazione di questa iconografia con quella imperiale.
Questo stilema va avanti per millenni, ed è presente ancora adesso nella iconografia cristiana contemporanea.

Nota: il catino absidale di S.Aquilino (ultimi anni del 300 o i primi del 400) confrontato con la disputa dell’ostia di Raffaello (circa 1508). Più di mille anni dopo.

Una domanda che pare banale: è l’Imperatore a trasformarsi in Cristo o viceversa Dio che appare in forma dell’Imperatore? La risposta non è così semplice come lo vorrebbe la risposta “entrambe le cose”. In particolare sono noti gli scritti dei panegiristi che indicavano Costantino come persona che avesse un particolare contatto con la divinità, e per converso le parole in cui Costantino si riteneva assegnatario di una missione divina nell’intervenire tra le dispute teologiche (Jones, The Later… Mackwell, Oxford) proprio come un prescelto divino a risolvere questi problemi e gestire la Chiesa. Vi è un professionista che ha scritto in un testo pubblicato di recente "...il tentativo di Costantino di asservire la Chiesa...". Al giorno d'oggi non si dovrebbero più scrivere queste cose, perchè è evidente che allora il problema non si poneva: l'Imperatore era anche Pontefice Massimo della religione pagana, e per lui era altrettanto naturale occuparsi anche di quella cristiana. E' più curioso notare che Costantino riteneva di dover intervenire in materia di Chiesa non per ingordigia o ambizione come parrebbe supporre quello storico poco serio, o perchè era una sua incombenza che aveva il diritto di svolgere, ma proprio quasi fosse un dovere datogli da Dio, ed anzi considerato un peso a cui veniva richiamato per dovere richiestogli dalla divinità.
Lo stesso Sant'Ambrogio racconta come (successivamente!) dovette spiegare a Teodosio la differenza tra l'autorità ecclesiastica e quella imperiale, in qualche modo che la celebrazione della Messa toccava al vescovo e non all'Imperatore: fatto da cui si vede che nella mente dell'Imperatore la distinzione non era presente ed in modo del tutto naturale e sincera, per un imperatore devotamente cristiano ed anzi chiamato senza mezzi termini "bigotto" da storici molto seri come il citato Jones.


La identificazione di Cristo come re parte dalle radici, o per lo meno dai Vangeli (circa un secolo dopo Cristo?) in cui Gesù conferma a Pilato di essere re, ma non di questo mondo. Ed ecco allora che diviene quasi ovvio la rappresentazione regale di Cristo, che per essere re deve avere le caratteristiche del monaca che era sotto gli occhi di tutti, ovvero l’Imperatore. Tutt’al più Cristo regna tra qualche nuvoletta significante il regno ultraterreno (“il Figlio dell’Uomo verrà sulle nubi…”)
Fin dall’inizio l’Imperatore o il Cristo regnanti o trionfanti sono rappresentati ciascun in modo frontale. Viene concessa più libertà per i suoi dignitari e apostoli. E’ una iconografia che si estingue molto più tardi di quanto non si creda. E’ vero che viene scombinata ai tempi di Giotto, ma per una forte corrente permane e passa anche oltre Leonardo (l’Ultima Cena col suo Gesù al centro).


La rappresentazione del Cristo trionfante prende a prestito dal paganesimo varie cose. La prima delle quali è quella delle creature alate. Ancora nella piastra di Agilulfo (Firenze, Bargello, VII secolo ) ci sono queste chimere una a destra e una a sinistra. Ma che senso avrebbero queste creature alate nell’iconografia cristiana? E’ accettabile porre in un contesto cristiano le Nike che svolazzano per tradizione sulla testa degli Imperatori e che arrivano nell’iconografia laica dall’età antica fino ai monumenti dei paesi di provincia per le commemorazioni dei caduti di questo secolo?
Queste creature alate sono tanto caratteristiche della rappresentazione imperiale che pur di non farne a meno le si trasforma in angeli. Gli angeli della Bibbia, del Vangelo e degli atti degli apostoli (tipo quello che libera S.Pietro) tutto lasciano supporre eccetto che possiedano delle ali, e gli angeli alati sono dunque una evidente contaminazione pagana. Vi è l'eccezione dei cherubini, che nella Bibbia hanno sei ali, e venivano rappresentati anche sull'arca dell'alleanza conservata dentro il tempio di gerusalemme. Ma non sogno gli angeli che compaiono a destra o a sinistra delle rappresentazioni sacre o che annunciano la volontà di Dio agli uomini, questi non hanno mai ali, e la loro rappresentazione è evidentemente una contaminazione con le creature alate di origine pagana.

CRONOCRATORE, COSMOCRATORE, PANTOCRATORE

Il Cristo trionfante prende forma nel Medioevo di Cristo Cronocrator (che regna sul tempo) e Cristo Cosmocrator, che regna sull'Universo e sul mondo. >> Al primo filone fanno capo le rappresentazioni di Cristo (nel cerchio o nella mandorla, simbolo del cielo, come detto in altro capitolo, clicca qui) con attorno i dodici mesi o le quattro stagioni, o il cliclo dell'anno. Questo ciclo è imperfetto (vedi in citazioni) "ANNUS NON STABILIS SUA POST VESTIGIA CURRIT", l'anno non è stabile ed è perpetuamente a seguire le proprie orme, mentre in Dio si ha il suo perfezionamento e il superamento del tempo imperfetto.
>> Al secondo filone fanno capo le rappresentazioni di Cristo (sempre nel cerchio o mandorla) che regna sull'Universo e sul mondo. Qui la rappresentazione è analoga, ma al posto della dimensione del tempo si sostituisce la dimensione dello spazio. Qui come sopra cristo appare dentro una mandorla o un cerchio, e queste figure geometriche sono spesso sostenute da cherubini, che sono considerati gli angeli che sostengono il trono di Dio. Quindi la mandorla o il cerchio sono il trono di Dio, e per traslato il cielo (= il cerchio) è il trono di Dio (vedi il capitolo dedicato alla cosmologia) da cui richiamiamo la raccomandazione di Cristo nel Vangelo: "non giurate sul Cielo, perchè è il trono di Dio".
Una terza rappresentazione molto diffusa al centro della cupola, dell'abside, ecc. è quella del Dio Panocrator, ovvero creatore di tutte le cose. In quanto invisibile e non umano a volte viene rappresentato in forma di Cristo, che invece è anche uomo. In altri casi viene rappresentato in modo simbolico, per lo più in forma di occhio (Dio tutto vede) o di mano. La parola "pantocrator" è composta infatti dalle parole greche "panta"(=tutto) e crator ("generatore, creatore"). Quindi creatore di tutte le cose. Quindi la mano indica l'azione effetrice, l'azione creatrice di Dio. E' abbastanza comune vedere l'occhio che rappresenta Dio inserito in un trinagolo, che indica la trinità, quindi non ci si riferisce tanto al Padre o al Figlio ma a Dio nel suo insieme.

CRISTO IN MEZZO AGLI APOSTOLI
Nelle figure sopra (quelle di Raffaello o della Cappella di S.Aquilino) si vede Dio che non regna solo sul tempo o sull'Universo, ma che si intrattiene con i santi. Si tratta pur sempre di una rappresentazione regale, ma di lega diversa rispetto alle precedenti: là era sovrano assoluto, la cui presenza era addirittura filtrata, separata dal mondo e schermata dagli angeli che sostengono il suo trono, e che sono dotati di un paio di ali (tra le sei a disposizione) solo per coprirsi il volto (la visione diretta di Dio è insostenibile). Qui invece Dio ha una relazione più colloquiale con gli uomini. Quello era il Dio biblico, di Mosè, questo è il Dio cristiano. E' curioso notare che questa rappresentazione più "confidenziale" appartiene sia all'età paleocristiana che ai secoli più recenti, come dimostrato dalle due immagini sopra, mentre la prima, assoluta, del Dio cosmocrator, cronocrator o pantocrator è tipica dle medioevo.
E dunque cosa fa Cristo (o Dio) in mezzo agli apostoli e ai santi? Dipende naturalmente dalla rappresentazione (vedi il caso di Raffaello). Una rappresentazone molto tipica è la "consegna della legge", ovvero (per farla breve) Cristo che dà le disposizioni e il relativo potere di applicarle agli apostoli. Naturalmente è un tema caro alla Chiesa, perchè mostra di essere la legittima rappresentante del mandato divino che viene amministrato direttamente dalle mani dei vescovi e del papa. . Rappresenta Cristo/Dio regnante, in gloria, attorno gli apostoli/i santi di norma più in basso, e sopra o attorno le creature alate tipiche dell'iconografia pagana trasformate in angeli. Non di rado un posto particolare è riservato alla madonna e la figura del Cristo/Dio si svolge, si sviluppa in quella della Trinità. Come detto, questa iconografia deriva da quella imperiale romana, di natura pagana. =

(*) = NOTA SULLE CREATURE ALATE = Le Nike erano le creature alate che si sono trasformate in angeli, tuttavia non erano le uniche creature alate antropomorfe della cultura pagana. Pensiamo solo ad Amore, o Cupido, che è passato anche nel repertorio moderno come un giovane (oggi per lo più un bambino) che scaglia le sue frecce verso gli innamorati, presente perfino sulle cartoline di auguri.

(*) = NOTA SULLA CONVERSIONE DI COSTANTINO = Non è chiara la natura delle conversione di Costantino, tante e tali sono le interpretazioni e le contraddizioni legate al famoso episodio della croce sugli scudi. La croce di per sé sarebbe stata più lontana dal cristianesimo delle XP sovrapposte (le prime lettere greche di Xristos) di cui si parla in alternativa, in quanto gli strumenti per la crocefissione romana non erano a forma di + ma di T. In ogni caso il decreto che dichiara la domenica giorno festivo la consacra come giorno “del sole”, e fino alla sua morte coniò monete al sole. Ma al tempo stesso è famosa la sua attività a difesa dell’ortodossia cristiana e sono famose le enorme somme che versò alla chiesa, facendogli ben presto perdere ogni connotazione di una chiesa volta ai poveri. Nel frattempo si definiva "vescovo dei non credenti" o "isoapostolos" e si fece seppellire in mezzo ai corpi dei dodici apostoli (o ritenuti tali, o non si capisce bene, visto che lui stesso fece costruire la basilica di San Pietro a Roma sulla tomba del santo omonimo) sei a destra e sei a sinistra, quasi che lui fosse il maggiore. Questo suo convivere tra difesa dell’ortodossia per gli altri e il confermarsi in una fede diversa ha dato spunto a molti testi e molto altro ancora sarà scritto.

 


Il simbolo della croce si mescola spesso con quello del sole: qui, la "rosa camuna", stemma della regione Lombardia.
E' una croce "lobata", tratta dalle incisioni preistoriche presenti in Val Camonica.
Il simbolo ha un significato dibattuto, l'opinione più accreditata lo riferisce ad una qualche celebrazione eroica, ma che trae origine dal culto del sole. (clicca qui per la voce rosa camuna)

 

NOTA IMPORTANTE = I simboli e l'iconografia cristiana darebbero materiale per scrivere un libro o una collana di libri. Abbiamo cercato di semplificare al massimo la materia complessa che è pressochè sterminata, con una sola linea guida: mantenere il pù possibile il massimo equilibrio tra le varie interpretazioni.

In questo campo è facile sconfinare nell'esoterismo (e qui apriti o cielo) come della psicolanalisi (un nome per tutti, Jung) nelle interpretazioni strettamente confessionali come in quelle magiche (basti pensare alle croci ecc. usati dai maghi a cui si rivolgono decine di migliaia di italiani).

Euqilibrio e semplificazione ci impediscono di trattare l'argomento in modo più approfondito, ma credaimo che queste nozioni siano più che sufficienti per chi vuole essere aiutato a interpretare i monumenti e i simboli descritti in questa sezione del sito.

NOTE SULL'ICONOGRAFIA CRISTIANA

Quella che nelle lettere romane (le nostre) sarebbe una pì, per i greci è una erre (rho), quindi la X e la P sono le iniziali di Xristos (Cristo)

JHS o IHS è un simbolo antico, viene spiegato come Jesus Hominum Salvator. Vedi altre note a lato.

Uno degli attributi dati a Cristo è quello di "pellicano"

(dall' inno "Adoro te devote" di S.Tommaso d'Aquino, scritto probabilmente attorno al 1260)

Pie Pellicanae, Jesu Domine,
me immundum munda tuo sanguine,
cujus una stilla salvum facere
totum mundum quit ab omni scélere

L'arributo viene dato a Cristp in quanto si pensava che questi uccelli nutrissero i loro piccoli col proprio sangue.

 

Esempi di croci celtiche.
Si conviene che indichino il sole, raffigurato come un cerchio (il disco solare) con i raggi, ma nel cristianesimo sono state usate anche come simbolo della croce (ad es. è facile vederle sulle tombe, dove indicano al contempo la croce di Cristo e la speranza di resurrezione dalle tenebre, come avviene con il sorgere del sole). Quindi hanno asunto un significato doppio, ed è uno dei più noti esempi di reinterpretazione cristiana di simboli pagani.

Le svastiche e gli ornamenti dei bracci indicano anch'esse il sole, i cui raggi fiammanti sono resi in modo schematico.

Il Nazismo si è appropriato di questa croce, evdentemente preesistente e non inventata ad hoc.

Esempio di croce greca.
Il fatto che si chiami "greca" non deve far pensare che sia confinata in oriente. è "croce greca" la croce rossa, lo stemma di Milano, quella della Svizzera, quella delle repubbliche marinare, ecc. ecc.

La croce latina.
A questo segno si ispirano le forme più o meno complesse della pianta della maggior parte delle chiese presenti oggi nel mondo: all'incrocio vi può essere una cupola, alla fine del braccio verticale corto un'abside, il braccio lungo corrisponde ala navata ( o alle navate) dove trovano posto i fedeli.

La croce patriarcale (detta anche di Lorena)

nota = In altra parte del sito (le note sul culto del sole, clicca qui ) si accenna all'identificazione del culto del sole con il cristianesimo. Si parla dei primi secoli, in cui vari imperatori introdussero il culto del sole e (quando il cristianesimo fu ufficializzato) si proseguì comuque con queste identificazione.

Il sole veniva pensato su un carro o trainato da cavalli/anlimali, dove l'auriga era Elios o Apollo. E' curioso notare che nelle grotte vaticane vi è una rappresentazione paleocristiana di Cristo in forma di auriga del sole.

Questa mescolanza (o confusione) tra Cristo e il Sole prosegue scavalcando i millenni, come mostra un esempio siginificativo, presente nella vetrata absidale del Duomo di Milano.

Qui Gesù Cristo (persona fisica e facilmente presentabile come tale) viene rappresentato in forma di un sole.

Per chiarire la simbologia di questa vetrata occorre recarsi all'esterno. Sulla finestra volta verso il sole nascente vi è una strana rappresentazione della Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo.
In altro vi è Dio Padre, sotto forma di Dio Padre, e fin qui non ci sono problemi né stranezze. Più sotto (come si usa ovunque) ecco lo Spirito Santo, raffigurato tra il Padre e il Figlio, e in forma di colomba. Qui ci sarebbe molto da dire, perchè la collocazione dello Spirito Santo è una cosa molto delicata, che ha generato tra l'altro lo scisma tra la Chiesa orientale e occidentale. Si discuteva infatti se lo Spirito santo procede dal Padre o dal Padre e dal figlio. Disputa che a quanto pare appassionava anche il popolo a Costantinopoli, dove si crearono partigianerie di una fazione o dell'altra. Dicorso che ci porterebbe lontano, e quindi limitiamoci a dire che qui le cose appartengono all’iconografia cristiana più classica.
>> Le cose si scombinano però per una prima stranezza: la rappresentazione dello Spirito santo, che non è in forma di colomba (come si trova ovunque, compresa l'abside di S.Pietro a Roma) ma in forma di aquila coronata. A sua volta, altro stemma araldico dei signori di Milano.
>> Più sotto (sotto il Padre e lo Spirito Santo) ci andrebbe naturalmente la terza persona della Trinità, ovvero il Figlio. ovvero Gesù Cristo. Ed invece ecco un bel sole fiammeggiante, che sarebbe quindi la rappresentazione del Figlio, ovvero di Cristo.

La cosa curiosa è che le due persone della Trinità che sono strettamente spirituali e qundi senza forma vengono rappresentate rispettivamente come una persona umana e un'aquila, mentre l'unica persona umana della Trinità, che è il Cristo, viene resa con un simbolo astratto che indica non il Cristo ma il Sole. Come dire che sono la stessa cosa?

Il sole a questo punto è di nuovo sia uno stemma araldico (come detto, di Visconti) ma ancor più la rappresentazione sia di Cristo che del Sole, uniti nello stesso simbolo. Si dimostra dunque che l’identificazione di Cristo col Sole prosegue anche mille anni dopo Costantino.

(cliccare per ingrandire ^ )

I

E' molto caratteristica la rappresentazione dei leoni che sostengono le colonne davanti alla porta della chiesa. Possono avere un significato apotropaico o di ammonimento nei confronti di chi entra: "terribilis est locus iste"
(qui a Bergamo, cliccare sull'immagine per ingrandire)